L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha dato l’autorizzazione all’immissione in commercio dell’ RU486, la pillola abortiva, che sarà quindi ora commercializzata anche in Italia, così come avviene, da anni, in molti di Paesi Europei e negli USA.
Il ricorso alla pillola è limitato alle prime sette settimane di gestazione e non mancherano i problemi attuativi necessari per far rispettare le norme della Legge 194/78; tra queste l’art 8, che prevede il ricovero in una struttura sanitaria dal momento dell’assunzione del farmaco sino all’avvenuta interruzione della gravidanza.
Sta di fatto, comunque, che l’ RU486 toglierà. in parte, lo spauracchio dei ferri del chirurgo e darà una sensazione di maggior confidenza nel ricorrere all’ aborto. Basta leggere, in proposito, l’ articolo : «Ero nella cattolica Baviera e ho usato quella pillola» sul sito del Sole24Ore.
Oggi, anno 2008, gli aborti in Italia sono in numero di 121˙406, con un decremento del 4.1% rispetto al 2007 (126˙562 casi) e un decremento del 48.3% rispetto al 1982, anno record in cui si è registrato il più alto numero di casi (234˙801).
Il tasso di abortività (che è dato dal numero delle interruzioni per ogni 1˙000 donne in età tra 15-49 anni), è di 8.7 aborti ogni 1˙000 donne (era 9.1 per 1˙000 nel 2007 e 17.2 per 1˙000 nel 1982).
Il rapporto di abortività ( che è dato dal numero delle interruzioni per ogni 1˙000 nati vivi) è di 213.3 aborti ogni 1˙000 nati (era 224.3 per 1˙000 nel 2007 e 380.2 per 1˙000 nel 1982).
Tutto bene , dunque, aborti in flessione ed indici in miglioramento, ma non dimentichiamo che con questi dati:
– il 25% delle donne, UNA su QUATTRO, nell’arco dei 30 anni di vita fertile, ha mediamente un aborto. ( alcune più di uno, altre nessuno).
– e, soprattutto che, già oggi, ogni CINQUE bambini che nascono, UNO non vede la luce.
In futuro è probabile che la maggior facilità ad intervenire «dopo» porti ad avere un maggior numero di rapporti senza la preoccupazione di intervenire «prima» e quindi ad un peggioramento di questi indici. Speriamo che non sia così.
Ben venga, comunque, un progresso che allevia le sofferenze e, soprattutto, tende a ridurre la terribile piaga degli aborti clandestini.
Ma che tristezza !!!
Dal punto di vista etico non cambia nulla. Togliendo la preoccupazione dell’ intervento chirurgico (talora comunque necessario) semplifica una decisione già troppo spesso presa con leggerezza. Comunque credo poco nell’ efficacia nel ridurre il numero di aborti clandestini perchè spesso dipendono da un triste retaggio culturale che viene sfruttato da individui senza scrupoli (del resto il farmaco era già disponibile all’ estero con semplice ricettazione ma probabilmente poco appetibile per chi pratica questo turpe mercato). Il “vantaggio” consiste nella riduzione del rischio operatorio e nel risparmio economico della procedura medica rispetto a quella chirurgica.
Buone ferie! Mario
Grazie Mario,
Credo che tu abbia ragione: sulla “leggerezza”, sulla “clandestinità” e sul “vantggio economico”
Credo anche che sia comunque e sempre un trauma per la donna e voglio augurarmi che l’attenzione si sposti sempre più sul “prima”
Un abbraccio
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