La terribile notizia
Un infermiera dell’ ospedale San Giovanni Bosco di Torino è sospettata di eutanasia
Ha 42 anni , la stima di molti colleghi, un passato sulle autoambulanze del 118 e di tutor della scuola infermieri; dal 2002 lavora nella rianimazione dell’ospedale citato.
È stato un medico del suo reperto, Carlo Castioni, 45 anni, da nove in servizio al reparto Rianimazione , a firmare l’esposto contro di lei. Allarmato dalle voci che giravano nei corridoi, ma anche dall’evidenza dei fatti.
Era la sera del 14 agosto. I parametri del paziente Sandro Lepore, ricoverato dopo un tentativo di suicidio, sono cambiati improvvisamente. Era in coma irreversibile. Ma il sospetto è che gli sia stata iniettata una dose letale di calmanti. «Una spinta» verso la morte.
In reparto l’avrebbero sentita pronunciare questa frase: «Gli ho dato una spinta, l’ho aiutato a morire».
Lei, ora indagata per omicidio volontario ma nega. Nella maniera più assoluta.
Si attende l’esito dell’autopsia.
Fin qui la notizia.
Che dire? Auguriamoci che tutto sia un errore o una fatalità.
E se fosse vero? Sin d’ora una domanda: è mai possibile che un’infermiera prenda, da sola, una così terribile iniziativa ? E’ stata la prima volta?
Caro frz,
Ho letto anch’io e ho sentito pure alla Tv questa notizia.
Che dire? Sono senza parole, anch’io come te spero tanto che sia tutto un equivoco e che quell’infermiera non abbia con intenzione dato davvero una spinta di aiuto alla morte.
Se così fosse avrei il timore di ammalarmi ed aver bisogno di quell’assistenza non bene assistita e mal controllata.
Viviamo sempre con il terrore di aver in ogni momento, sulla strada, in un ristorante, in un autobus, al cinema e anche all’interno delle nostra case, qualcuno che, si permette di decidere come e quando sia giunta la nostra ora…. questa è vera e proprio delinquenza e sappiamo che esiste purtroppo, ma non abbiamo bisogno di trovarla anche all’interno di un Ospedale o meglio ancora di una sala di rianimazione: luoghi dove c’è maggiormente bisogno di umanità e di professionalità.
Spero proprio in un equivoco, perché se così non fosse, non vorrei essere nei panni di quella professionista che dovrà non solo fare i conti con la giustizia (che oramai sappiamo come funziona purtroppo), ma con la propria coscienza che alla fine sempre, prima o dopo, emerge e procura dolorosi rimorsi: e questa sarebbe per lei la peggior condanna.
eli
E’ come dici. Speriamo nell’ “equivoco”, ma se così fosse mi chiedo cosa si nasconde sotto il polverone che è stato sollevato.
I dissidi pare che abbiano radici antiche:leggi quest’articolo (link)