Roberto Saviano ci ha parlato di Anna Politkovskaja nella bella trasmissione su RAI tre “Dall’inferno alla bellezza” di cui ho trattato in altro post (link)
Anna era una giornalista russa di 48 anni che venne assassinata da un sicario, rimasto “sconosciuto”, il 7 ottobre 2006 nell’ascensore del suo condominio di Mosca. Ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti umani denunciando, in particolare, i crimini commessi in Cecenia. Diceva ”Vivo la mia vita e scrivo di ciò che vedo. Non scrivo mai commenti, né pareri, né opinioni
Annapaola Laldi pubblica ora un articolo (questo è il link) dal titolo “Omaggio ad Anna Politkovskaja (e a tutte le persone oneste come lei)” scritto in occasione della presentazione del libro//DVD Anna Politkovskaja-Il sangue e la neve, Promomusic, Bologna 2009, euro 19,50
E’ da leggere. Io ne riporto solo quest passo:
Era il 2001.
Arrivo al tramonto in un villaggio di montagna, Tovzeni.
Cerco informazioni sui saccheggi che colpiscono tutti i paesi.
Faccio domande. Chiedo.
Ma nessuno mi parla. Mi evitano.
Ad un tratto mi viene incontro un montanaro.
Alto. Massiccio.
La faccia dura: sembra scolpito con l’ascia.
Si chiama Vakha Kossulev.
Mi racconta che era maestro nella scuola elementare -un tempo.
Mi dice ‘Le racconto cosa ci hanno fatto’.
E mi fa strada verso una catapecchia,
un fienile, o una stalla per le capre: è casa sua.
Ci sediamo,
mi versa una bevanda calda.
Poi mi guarda,
dice:
‘Prometta che scriverà.
Se promette io parlo.
Scriva che hanno fatto le loro perquisizioni, anche quassù.
le chiamano zaciski: pulizie. Razzie!
Hanno preso 150 persone del villaggio,
le hanno caricate sui furgoni.
Le hanno portate via.
Per tornare a casa hanno sborsato soldi ai russi.
Tutto quello che avevano. Per rivedere casa.
Ma le case intanto non c’erano più:
le avevano già ‘ripulite’.
Non c’era rimasto nulla.
Lo scriva’.
Un’altra che accetta di parlarmi
È una donna di mezza età.
Si chiama Markha.
Tiene per mano suo figlio.
Mi fanno entrare in un pollaio: è casa sua.
Anche lei vuole una promessa:
‘Mi dica che scriverà: scriva che qui
Vengono bande di russi e di ceceni, tutti insieme.
Scriva che hanno fatto fuori una famiglia.
Scriva che l’hanno fatto perché nel loro frigo non c’era birra.
Scriva … scriva … scriva…’.
[…]
Pubblico tutto.
Due giorni dopo la pubblicazione, un blindato russo
Si ferma davanti alla catapecchia.
‘Sei tu Vakha Kossuiev? Quello che ha parlato con la giornalista?’
Non risponde neanche.
Non fa a tempo.
Una raffica.
E via.
‘Sei tu Markha, quella che ha parlato con la giornalista?’
Non risponde neanche.
Non fa a tempo.
Una raffica.
Stesi per terra: lei e il figlio.