La storia è quella di Matteo e della sua mamma Daniela, ed è quella di un ragazzino che da primo della classe si è trasformato in un bulletto di periferia, primo tra i somari.
Il motivo? Si era immedesimato nel lavoro di “pierre” per le discoteche del sabato pomeriggio, quelli che si occupano dietro compenso di portare ragazzine 13enni, graziose e disinibite a fare le cubiste, tanto da perdere il lume della ragione.
E cosi, da un giorno all’altro Matteo è passato dai libri di scupla ai calzoni a vita bassa, sotto l’inguine, e ai vari “Chestaddì, maddeché, ahò, scollati, sgombra, non ”sfrangermi” i c…”.
Povera mamma. A lei diceva: «A ma’, è il mio lavoro, c..zzovuoi?».
Daniela, però, non si è persa d’animo; gli ha proibito di uscire, gli ha sequestrato il cellulare. e pare che almeno questa storia sia diventata una storia a lieto fine.
Ma è impressionante. Migliaia di ragazzini come Matteo lavorano per le pomeridiane, in tutte le scuole di Roma e pare che contro i gestori ci sia poco da fare.
Lo scirve per noi Marida Lombardo Pijola su Il Messaggero. Lo trovate qui.
Foto da Il Messaggero