Le cose che non capirò mai

Questa è una: l’assenza di Roberto Maroni, Ministro dell’Interno, dalla sfilata del 2 Giugno per la Festa della Repubblica.

Giorgio Napolitano, interpellato in proposito, ha commentato: “Chiedete a lui perché, certamente era stato invitati”

Avrà avuto le sue buone ragioni; sì, lasciatemelo dire: ragioni del cazzo !!!!

PS. se almeno fossero state quelle …………..

Nei commenti, in risposta ad un intrevento della mia amica Marisa, ho forse spiegato meglio il senso di questo post.

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9 risposte a Le cose che non capirò mai

  1. marisamoles ha detto:

    Per la cronaca: era a Varese (la festa della Repubblica non si celebra solo a Roma) ed è stato detto che è andato là perché là non si issava il tricolore.

    Lasciamelo dire: questi sono commenti del cazzo.

  2. frz40 ha detto:

    Roberto Maroni è nato a Varese 55 anni fa ed è pure laureato in giurisprudenza. L’età della ragione l’ha raggiunta da un pezzo e le cose che fa dovrebbe comprenderle bene e non più farle a caso. Forse non le comprendeva bene in gioventù, quando, tra i 16 ai 24 anni, leggo, decise di militare dapprima in un gruppo marxista-leninista di Varese e poi nell’’estrema sinistra di Democrazia Proletaria. Forse gli è capitato ancora di non comprenderle bene, quando, a 35 anni, cambiò totalmente ideologia, folgorato dalla Lega Lombarda di Umberto Bossi.

    Di là, comunque, è iniziata la sua escalation politica che lo ha portato a passare da segretario provinciale leghista di Varese a ministro dell’interno nel 1994. In quegli anni qualche confusione, forse, l’aveva ancora, per lo meno quando, il giorno dopo aver firmato il “decreto Biondi” sull’abolizione della custodia cautelare, accusò di essere stato imbrogliato e di non aver compreso realmente l’entità del provvedimento.

    Dal 7 maggio 2008 lo abbiamo come Ministro dell’Interno.

    Ieri, a Roma, sfilavano oltre alle forze militari che fanno capo al Ministero della Difesa, anche le forze dell’ordine che fanno capo proprio al suo Ministero. Ma, forse, anche questo non deve averlo ben compreso, visto che se ne è rimasto nella sua Varese. O, forse, qualcuno l’ha imbrogliato?

    Fatto sta che a Varese le forze dell’ordine non sono sfilate. Niente tricolore e non si è sentito nemmeno l’inno di Mameli. Al suo posto l’inno de “La Gatta”, di Gino Paoli, ed altre musiche pop. C’è stato anche il trombettista dei carabinieri che ha intonato «Il Silenzio». Perché poi solo “Il Silenzio”? Mettiamo tutti a nanna?

    «Non è la prima volta che vengo qui per il 2 giugno – ha fatto sapere Maroni – non capisco dove siano la novità o il problema».

    Già, non lo capisce.

    Che la Festa della Repubblica stia sulle palle alla Lega non è un mistero, anche se, per non perder voti, tutti partecipano alle manifestazioni sul territorio. Non è un caso che dei tre ministri della Lega alla sfilata di Roma non ce ne fosse nessuno. Quelli son “Padani”, mica Italiani.

    Dice a Novara Roberto Cota, ora governatore del Piemonte: «In prefettura per il 2 giugno non ho mai sentito l’inno nazionale e non vedo tutte queste polemiche. Maroni, a Varese, ha fatto sentire la presenza dello Stato sul territorio, e si meriterebbe un applauso».

    Di quale Stato? Dello Stato Padano?

    Gli fa eco Luca Zaia, neogovernatore del Veneto: «Quando ero ministro sono sempre andato alla cerimonia in prefettura nella mia Treviso. Ricordiamoci che siamo un partito territoriale (sic!, n.d.r.), e il 2 giugno lo celebriamo a casa. Non credo proprio che il presidente Napolitano se la sia presa. Ormai lui ci conosce bene…».

    Già, lui vi conosce bene. Speriamo che incomincino a conoscervi bene anche gli italiani, quelli con “I”, e non con la “P”, maiuscola.

    PS – Non volermene Marisa, se il mio è un commento del c…. Io Maroni non lo capisco, o forse lo capisco fin troppo bene, ma, in ogni caso, non ho la pretesa di diventare Ministro della Repubblica.

    • marisamoles ha detto:

      Caro frz,

      la mia non voleva essere un’osservazione sul tuo punto di vista ma sui commenti che ho sentito ieri, tipo quello di Napolitano stesso che lascia sottintendere che lui conosca bene le motivazioni dell’assenza di Maroni, ma faccia finta di non saperle.

      Non difendo Maroni tanto meno la Lega … lungi da me! Ritengo, inoltre, che questa festa, già soppressa in passato, dovrebbe essere di nuovo soppressa perché, in tutta sincerità, agli Italiani, nonché ai padani, non interessa per nulla e, in questi tempi di crisi, non mi sembra il caso di spendere dei soldi pubblici in queste parate del piffero.

      Sarò poco patriottica, lo confesso, ma la penso a questo modo. Tuttavia rispetto il tuo punto di vista anche se mi preme ricordare che se Berlusconi è al governo lo dobbiamo all’alleanza con Lega. Come disse Andreotti, riferendosi al voto dato alla DC: tappiamoci il naso …

      P.S. Mi risulta non ci fosse nemmeno Bersani a Roma. Va be’, lui non è al governo, ma se si parla di amor patrio, si dovrebbe intendere un valore condiviso da tutti, almeno da quelli che fanno politica. A me, sincermente, piace di più la sincerità di Maroni e dei suoi collegi -anche se per te è più incapacità di comprendere- piuttosto che la finzione di tutte le istituzioni presenti alla festa: la loro presenza, purtroppo, non garantisce che le loro azioni siano sempre volte al bene della comunità.

      • frz40 ha detto:

        Vorrei tanto capire se di valori condivisi ne abbiamo ancora qualcuno.

        Non sono un fanatico delle parate, né, tanto meno, delle cerimonie. Ma se sono programmate sarebbe bene che chi di dovere vi partecipasse. Tanto più che è pagato per gli incarichi che ricopre.

        Sulla situazione politica del nostro Paese, il discorso sarebbe molto più ampio. Qui mi limito a dire che ne sono quanto mai critico e che tapparmi il naso non basta più, da qualunque parti mi volti.

  3. Vincenzo ha detto:

    Cara Marisa,
    anch’io la penso come Frz, queste forme di anti italianità sono un “tributo” che le dirigenze leghiste devono al proprio elettorato. Si tratta di dimostrazioni di facciata che il “popolo padano”, ignorando la storia, apprezza molto.
    A parole la Lega vorrebbe addirittura la “secessione”.
    Non verranno mai dimenticate le parole di Bossi rivolte alla bandiera italiana.
    La bandiera è un simbolo che io, pur avendo servito il mio Paese con la fierezza di giovane ventenne, rispetto ….. anche se non riesco, alla mia età, a guardarla senza qualche riserva mentale.
    Non posso non pensare a quanti, per senso di dignità e dovere, hanno sacrificato sotto quel simbolo la loro vita a causa di scelte scellerate e disprezzo di Comandi incompetenti quando non vili.
    Eppure l’Italia non sarebbe stata che terra di conquista e colonia di Potenze straniere se non si fosse unita in Nazione.
    Questa è storia non fantasia.
    Qualsiasi movimento che miri alla secessione in nome di una libertà che è solo legata ad una da maggior prosperità economica è, a mio parere, povera cosa.

  4. paola ha detto:

    Caro Franz, c’era un tempo che anche qui in Alto Adige arrivava gente dal sud ad occupare posti di lavoro. Eravamo abituati che negli uffici pubblici i nostri interlocutori fossero napoletani, siciliani, calabresi. I politici che governavano questa regione mal digerivano questa situazione e, dopo la ratifica del patto De Gasperi Gruber , nel 1972 si andò oltre. I rappresentanti del gruppo etnico tedesco che governano questa provincia, vollero competenze che nessuna minoranza etnica può vantare in uno stato libero. Dopo i vari ricorsi e controricorsi al tribunale dell’Aia, al gruppo etnico tedesco venne concesso il cosiddetto”pacchetto”. Un insieme di norme a tutela della popolazione di madrelingua tedesca. In primis la dichiarazione etnica a cui tutti i cittadini si devono sottoporre ogni 10 anni. Questa per accedere ai posti di lavoro e anche all’assegnazione degli alloggi popolari. Secondo la “proporzionale ” ovvero i posti di lavoro e le abitazioni vengono assegnati in proporzione agli eletti in consiglio provinciale. Poichè nella provincia il gruppo etnico tedesco raggiunge l’80% della popolazione i giochi sono presto fatti. Faccio un esempio: mia figlia fatto un concorso per ricoprire il posto di cancelliere in tribunale. Ebbene su 10 posti , 9 erano riservati al gruppo di madrilingua tedesca e 1 solo al gruppo di madrelingua italiana. Questo indipendentemente dalle capacità degli esaminandi. Se i partecipanti di madrelingua tedesca non riescono a superare l’esame non è automatico che il posto spetti al concorrente di madrelingua italiana. Deve essere convocata la commissione dei sei o dei dodici non so bene, la quale valuterà caso per caso. Di solito i concorrenti di madrelingua tedesca non ambiscono i posti nell’amministrazione pubblica e quin di
    può verificarsi il caso , come per mia figlia, che vengano assunti candidati di madrelingua italiana laddove quelli di madrelingua tedesca rinuncino.
    Negli anni 50 dunque si cercava di italianizzare questa terra con trasferimenti di professori italiani che giungevano da ogni dove. Tutto questo è finito. Giorno dopo giorno la classe politica tedesca ha roso il potere alla classse politica italiana . qui avevamo in genere 3 senatori che ogni tanto andavano a Roma a batter cassa. L’instabilità dei governi negli ultimi decenni, si trovava spesso nella necessità di mendicare voti. I cappelli piumati ottenevano tutto purchè si impegnassero a sostenare il governo. Qui sono arrivati soldi a palate ma la classe politica non era lo stesso tenera verso il governo. Anzi. Avendone capite le debolezze, ogni giorno avanzavano una proposta nuova. E noi “sissignore” sempre pronti a cedere. Un giorno volevano la Rai, un giorno volevano i fiumi e i torrenti, un giorno volevano la scuola e piano piano si sono presi tutto, non ci hanno lasciato nemmeno il rispetto.
    Io, mi spiace dirlo, non vado a votare alle provinciali. A che serve. Qualsiasi partito si voti, loro scelgono il partner di giunta che più gli aggrada indipendentemente dai voti che questo partito ha preso. Allora a che pro andare a votare? Qui fanno, il gruppo di madrelingua tedesca, il bello e il cattivo tempo. Si alzano un giorno e decidono di cambiare i nomi delle vie e di metterli tutti in tedesco non ottemperando a precise disposizioni di legge. Interviene il commissariato e dice diripristinare anche la lingua italiana. Ma intanto il danno è fatto. Ci hanno provato. Oggi tolgono i cartelli tedeschi, domani li rimettono e avanti così, in spregio alla nostra Repubblica che qui manda una montagna di soldi. Nel corso della csampgna elettorale di qualche anno fa, il gruppo estremo quello rappresentato dalla Eva Klotz, ha affisso per le strade un manifesto con disegnato un gabinetto dove la carta era la bandiera italiana. Gli italiani scandalizzati hanno rumorosamente protestato ma i nostri rappresentanti politici si appellavano alla”pacifica convivenza”. Poi è stata la volta che presso un museo >>( non ricordo quale ) è stato commissionato un lavoro a due artiste milanesi , certe Chiara e .. – non ricordo- le quali a titolo artistico hanno messo il nostro Inno nazionale a mò di sciacquone del water. Ogni qualvolta si apriva la porta di questo museo, scrosciava l’acqua dello scqiacuone al suono dell’Inno. I nostri politici a minimizzare, che sarebbero da prendere a calcioni nel sedere. “Artistico” lo definivano. L’arte si prende così come è. L’arte non va censurata…… Ma andate al diavolo ….. ruffiani! Qui nessuno sfila con la fascia tricolore . Al massimo il collare che non è cosi visibibile! qui niente parla dell’Italia. Prima la lingua tedesca, anche nei documenti ufficiali, poi quella italiana. A scuola, sugli autobus, all’ospedale. Anche i nost documenti sono di colore diverso. Mai e poi mai con quei fascisti di Italiani dicono. E perchè loro che cosa erano?
    Nazisti. Noi dobbiamo espiare i tort che abbiamo loro fatti subire. Ah si, e loro che hanno sterminato gli innocenti, rinchiusi nei campi di concentramento ?. E poi ci dicono : di che vi lamentate? state bene. In effetti è cosi. Che governi la destra, che governi la sinistra, che governi il bianco o il nero per noi non cambia nulla. Stiamo bene. Tutto è in ordine, lindo e pulito ma in noi ogni passione politica è spenta. Il 25 aprile qui tutti lavorano. Non è la festa della liberazione.
    In municipio a Bolzano il vicesindaco tedesco è arrivato a dire che la liberazio ne per loro è l’8 settembre.
    Che volete che rappresenti qui il 2 giugno? D’altro canto diciamocelo: se costruisci sull’argilla , prima o poi la casa crolla.
    Io comunque adoro il nostro Inno Nazionale. Quando lo sento mi si accappona la pelle.
    Voi neppure immaginate come qui gli italiani, amministrati da tedeschi, amino l’Italia!
    Bella o brutta che sia, è casa mia. A tutti i miei connazionali, il più cordiale saluto. Paola

  5. paola ha detto:

    se posso aggiungo ancora: la parata militare la preferivo quando i soldati venivano reclutati con la “naja” e in missione ci venivano mandati loro malgrado. Oggi che fare il soldato è diventato un mestiere ben remunerato , si sono persi un poco gli ideali anche se comunque l’esercito rappresenta la nostra sicurezza bellica sperando che gli addestramenti non debbano trovare il loro naturale sbocco in battaglie sul campo. Tanto ormai basta poco a far saltare in aria questa nostra amata Terra!

  6. Vincenzo ha detto:

    Cara Paola,
    mi sono emozionato a leggere il tuo scitto.
    Il fascismo ha imposto la lingua italiana mortificando la cultura degli alto atesini ed è stata non solo un’infamia, ma anche politicamente una cosa stupida, “fare martiri” significa dare il via ad una resistenza che non finirà mai!
    Ora, come scrivi tu, la popolazione di lingua tedesca ha preso il sopravvento e si vendica contro quegli italiani “stranieri in Patria”.
    Grazie per avere fatto conoscere a noi questa realtà.
    Durante il mio servizio militare (ero ufficiale in artiglieria da montagna) fummo inviati in missione di “ordine pubblico” a presidiare l’Alto Adige, (val Pusteria). Nel 1960, vi furono molti attentati contro opere pubbliche ed io ricordo la rabbia e la pena di dovere “difendere” in Italia tralicci, dighe e quant’altro potesse costituire obbiettivo “sensibile” da parte di finti italiani la cui volontà secessionista si placò per incanto grazie ai grandi vantaggi economici che il rimanere italiani costituiva rispetto al ritorno con l’Austria …. Quando si parla di idealismo …….
    Il risultato è quello che tu hai descritto così bene parlando della attuale situazione.
    In quanto al servizio militare obbligatorio sono perfettamente d’accordo con te.
    Mazzini sosteneva che l’esercito doveva essere un esercito di popolo per una serie di motivi, non ultimo quello di un maggior controllo da parte dei cittadini rispetto a “deviazioni” sempre possibili. Ma…tant’è.
    Un caro saluto da Vincenzo

  7. paola ha detto:

    Caro Vincenzo,
    grazie, semplicemente un affettuoso e cordialissimo grazie. Paola

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