E anche Francesco Cossiga se ne è andato.
Era uno degli ultimi grandi politici del nostro tempo.
Da enfant prodige della politica a picconatore: è stato il più giovane sottosegretario (38 anni), il più giovane ministro degli Interni (48 anni), il più giovane Presidente del Senato (55 anni), il più giovane Presidente della Repubblica (57 anni) e primo grande picconatore della classe politica negli ultimi due anni di soggiorno al Quirinale.
Protagonista anche di episodi oscuri della Repubblica, quali la vicenda Gladio.
Ma sempre un uomo di coraggio, fedele alle proprie idee. E come tale deve essere rispettato.
Uomo dalle sue verità scomode e controcorrente. Due in particolare: la prima quella su Ustica, dove disse che a sparare il missile era stata la Francia, per un maledetto errore; la seconda quella della strage di Bologna che sostenne essere stata opera dei Palestinesi per un altro maledetto errore.
Personaggio, dunque, discusso e discutibile, ma uno di quelli che hanno lasciato un segno nella storia del nostro Paese.
Non ho mai votato per lui, ma mi fa male leggere su Facebook che alcuni imbecilli sputano sulla sua bara invitando a stappare champagne per festeggiare e scrivendo «È vissuto pure troppo!», «È morto Cossiga, sarà tumulato in una Renault 4 rossa», alludendo al caso Moro, o peggio ancora «un criminale in meno da mantenere».
Ma sono gli stessi che hanno sputato sulle bare dei nostri soldati gridando e scrivendo sui muri; «Dieci, cento, mille Nassiriya”
Ma forse mi fa ancor più male leggere la telegrafica e inutile nota di Antonio Di Pietro: «L’Italia dei Valori si associa al dolore della famiglia per la scomparsa del presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga». Forse sarà perché Cossiga lo aveva definito in una celebre intervista (LINK) come “Un burattino esibizionista”, ma Tonino, almeno questa poteva evitarsela.
Cossiga ci lascia chiedendo che non vengano fatti per lui i funerali di stato. Lo capisco: non era più questo il suo mondo.
Condivido appieno ciò che hai scritto. Anche a me ha dato un enorme fastidio leggere gli insulti sul web. Alcuni idioti hanno addirittura intitolato i loro post “Cossiga è morto” alla notizia del suo ricovero in ospedale, il 9 agosto. Ho sperato che ce la facesse, alla faccia degli imbecilli. Purtroppo, però, è giunta la sua ora.
Cossiga è stato davvero coraggioso e ha dato molto al suo Paese e al suo popolo cui ha rivolto le ultime parole nelle lettere inviate ai presidenti delle Camere. Nel 2006 aveva presentato le dimissioni dalla carica di senatore a vita, ritenendosi “ormai inidoneo ad espletare i complessi compiti e a esercitare le delicate funzioni che la Costituzione assegna come dovere ai membri del parlamento nazionale”. Ma le dimissioni erano state respinte. Non ce la faceva più fisicamente, forse, ma il Paese aveva ancora bisogno di lui.
Quanto alle condoglianze di Di Pietro, non credo potesse risparmiarsele: per quanto poco o per nulla sentite, costituiscono un atto dovuto. Che poi Cossiga ne potesse e volesse fare a meno, non ha più troppa importanza.
Proprio per risparmiare ai suoi “nemici” l’atto di presenza ai funerali, non ha voluto quelli di Stato. Lucido e coerente fino all’ultimo.
Un grazie anche da parte mia, Presidente.
Non c’è nulla di “dovuto”. Se le cose si fanno in questo modo è meglio non farle.
Il tuo articolo, che condivido, mi permette di fare una semplicissima considerazione: “Perché tutti quei personaggi che abbiamo eletto a Roma, anziché lavorare per il bene della Patria, si abbandonano continuamente all’odio reciproco?”.
Tutti possiamo sbagliare… ma governare coll’odio è, secondo me, un’errore imperdonabile!
Hai ragione, ma purtroppo c’è chi sull’odio ci marcia e lo fomenta. E non è uno solo.