Le tette di Silvia Avallone

Scusatemi, questa volta la prendo da lontano.

Nei giorni 25-29 agosto, al Giardino dei Principi di Loano, è andata in scena l’ottava edizione del Labat Loano Danza Festival, rassegna di danza diretta dal coreografo e ballerino Gino Labate e da Emanuela Campiciano.

Una bella iniziativa che si è chiusa con lo splendido Galà “Stelle in danza” nel quale sono andate in scena le coreografie provate durante la settimana dagli allievi degli stage, un’esibizione dei vincitori dei Grand Prix del concorso “Un popolo che danza” e l’esibizione di ospiti illustri del panorama internazionale della danza: Alen Bottaini (Italia), Adeline Pastor (Francia), Yoel Carreno (Cuba), Yolanda Correa Frias (Cuba), Davit Jeyranyan (Armenia), Carlo Di Dio (Italia), Bernadette Mirentxu Torres (San Diego California), Vittorio Galloro (Italia).
La serata, lo devo dire, è stata gradevolissima e, oltre a tutto, gratuita.

Complimenti, mi sono spellato le mani dagli applausi e ho pure urlato qualche “bravo” per me del tutto insolito.

Non poteva però mancare la cerimonia di premiazione dei vincitori e degli importanti ospiti e, come tutte le premiazioni, anche questa è stata un po’ pallosa: a tutti sono stati assegnati i premi, ciascuno con annessa motivazione.

Tutti hanno ha ringraziato tutti: il sindaco ha ringraziato l’Assessore, l’Assessore ha ringraziato la Presidente della Federazione Nazionale Associazioni Scuole di Danza FNASD. La Presidente FNASD, ha ringraziato l’Assessore, l’Assessore ha ringraziato il Sindaco e i premiati che hanno preso la parola hanno ringraziato Presidente, Sindaco ed Assessore. E’ stato ringraziato anche Giove pluvio, che ha guardato di lassù senza bagnare la manifestazione.

In tutto questo coro di ringraziamenti il “povero presentatore” non sapeva veramente più come fare per dare ritmo a quest’ultima parte di serata.

E qui vengo al punto: sono certo che se avesse avuto a disposizione le belle tette di Silvia Avallone, non se le sarebbe lasciate scappare.

E’, probabilmente, quanto ha cercato di fare Bruno Vespa nella serata dedicata al Campiello quando ha avuto l’ardire di accogliere sul palco la bella scrittrice dicendo: «Assegniamo ora il premio Campiello Opera Prima a Silvia Avallone, autrice del romanzo “Acciaio”, e prego la regia di inquadrare il suo strepitoso decolleté» e quando, in seguito, se l’è ritrovata al fianco, le ha cinto una spalla adornata da un bel tatuaggio e ha aggiunto: “La sto toccando e vi assicuro che nonostante il grande successo già conseguito, vibra ancora d’emozione”.

Potevano, ad un festival della “cultura, le “comari dell’intellighenzia” perdonare il povero presentatore? Certo che no.

E così due di loro, Michela Murgia e Gad Lerner hanno “incrociato gli sguardi, sbalorditi” e, con profonda intesa, la prima ha confidato alla seconda: «Ma com’è possibile? Vespa si comporta come un vecchio bavoso!».

Ve le immaginate le due, con quell’aria schifata? Mi sembra di vederle.

Mi vengono in mente i versi di De André per la sua “Bocca di rosa”

E fu così che da un giorno all’altro
bocca di rosa si tirò addosso
l’ira funesta delle cagnette
a cui aveva sottratto l’osso.

La prima, che è la scrittrice che ha trionfato al Campiello con il romanzo «Accabadora», a tutti ha dichiarato “Il comportamento di Vespa e quegli appezzamenti non mi sono affatto piaciuti, l’avesse fatto a me, avrebbe avuto la risposta che meritava”. Infine, da casa, ha rincarato la dose: “Quando c’è di mezzo una donna, si va sempre a parare sul corpo. Non importa la sua intelligenza, non importa se viene festeggiata, premiata, perché ha scritto un libro importante. Tutto si svilisce, si riduce alla carne”.

La seconda, invece, non ha perso l’occasione per scrivere un pezzo su La Repubblica che recita:« Ero seduto anch’io sul palcoscenico della Fenice di Venezia, sabato sera, quando d’improvviso abbiamo visto illuminarsi la faccia di Bruno Vespa. Per ciascuno degli altri scrittori intervistati fino a quel momento, naturalmente, le domande di Vespa vertevano sul contenuto dell’opera presentata, con brevi divagazioni riguardanti l’attualità o le esperienze di ciascuno. Davanti alla Avallone (classe 1984, dunque giovane, ma non certo una bambina) l’atteggiamento è cambiato. Il libro è passato decisamente in secondo piano, quasi che il maturo maschio italiano di successo e benpensante – dimentico della sua professione – in un tale frangente si ritenesse autorizzato alla deroga protocollare: la pupa ha ben altro da mostrarci, cosa volete che me ne importi se è una scrittrice di valore? Sciambola, mica perderemo tempo a intervistarla come un Carofiglio, un Pennacchi o una Pariani qualsiasi!»

Ma, dico io: e se la prendessero più bassa?

La prima non ha nulla da temere con il fisico che si ritrova. A lei nessuno farà mai un complimento sulle tette.

La seconda le tette non le ha proprio e non perde occasione per mettere in mostra il suo cervello. Com’è intelligente! Lui sì che non è un bavoso. Peccato che sia insopportabile: tronfio e pieno di sé come solo pochi eletti sanno essere.

Entrambe le comari dovrebbero, peraltro, sapere che se una bella donna mette in mostra le sue grazie è per farsele guardare, tanto più se c’è la tv e, quindi, il ritorno pubblicitario è assicurato. Soprattutto se, come dice la comare, lei «è sì giovane, ma non certo una bambina».

Che poi Bruno Vespa sia un vecchio bavoso potrebbe anche essere, ma non posso credere che con tutte le donne che lo circondano in tv si sia “illuminato” più di tanto di fronte a quel decolté.

Non lo può certo dire, ma fusse che fusse che anche lui di tutta quell’intellighenzia e cultura ne avesse, per un attimo, piene le palle?

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