La violenza in prima pagina, senza limiti, senza ritegno.

basta

Più volte mi sono scagliato contro stampa e tv per l’eccessivo ricorso ad immagini e cronache che a sbattono gratuitamente la violenza in primo piano.

E’ una spirale che da anni travalica sempre più ogni precedente limite e sacrifica, sull’altare di qualche momentaneo punto in più di share o di tiratura, ogni forma di rispetto sia nei confronti delle vittime che dei lettori o telespettatori.

Finalmente leggo una voce di condanna  che mi piace riportare. La scrive Ubaldo Casotto per Il Riformista.

Titola: L’accanimento post-mortem di noi giornalisti

“Non ho letto neanche una cronaca fra tutte quelle apparse ieri sulla terribile fine di Sarah Scazzi. Mi sono bastati i titoli di tutti i giornali. E già quelli mi sono sembrati di troppo.

Dopo averli letti ho una domanda, che rivolgo a tutti i colleghi che ne hanno scritto e a quelli che hanno composto il titolo in pagina: che bisogno c’era di aggiungere, alla violenza subita da quella ragazza fino alla morte, la notizia della violenza subita dopo la morte? È come se, da morta, l’avessimo violentata un’altra volta anche noi. Di sicuro ne abbiamo violentato la memoria. Abbiamo violentato i sentimenti, già provati dall’indicibile, di sua madre, dei suoi parenti innocenti, dei suoi amici, di chiunque l’abbia conosciuta. Abbiamo aggiunto inutile orrore a una storia già orrida: un’adolescente molestata dallo zio, adescata, portata con forza in una cantina, costretta a subire un tentativo di stupro e infine uccisa. Ci si poteva fermare qui.

Mi direte: sarebbe venuto tutto fuori al processo. Vi dico: potevamo aspettare il processo. Dobbiamo smetterla di sostituirci alla macchina della giustizia e ai suoi doveri a volte crudeli.

Ci siamo scandalizzati in tanti per quell’annuncio in diretta fatto da Federica Sciarelli alla madre di Sarah: sua figlia è morta, lo zio ha confessato, stanno cercando il cadavere, desidera interrompere il collegamento? C’è chi ha scritto che è stato un gesto di delicatezza, altri che si poteva mandare in onda la pubblicità, informare la madre, chiudere il collegamento e poi dare la notizia. Io sto con questi. Ma capisco, per quel poco di televisione che ho fatto, che in diretta non c’è tutto questo tempo di riflettere, ti portano le agenzie e le scorri per la prima volta mentre le leggi a voce alta.

Seduti in redazione il giorno dopo c’è stato tutto il tempo di riflettere. Se si è voluto riflettere. Se il mantra della “notizia” a tutti i costi non si è totalmente impossessato dei nostri cervelli. Che poi questo altro non è che l’alibi deontologico per sollecitare quel gusto per il morboso che sappiamo esserci in gran parte dei lettori e che coltiviamo nascostamente in noi.

Non ho regole da offrire in materia, non c’è un automatismo da applicare: questo si pubblica e questo no. In ogni situazione e in ogni atto dell’uomo non c’è nulla di meccanico, per questo siamo liberi. Liberi perciò anche di trattenerci, di non aggiungere crudeltà inutili alle brutture di cui ci dobbiamo quotidianamente occupare. Non è giornalismo? Forse. Ma anche il soldato non può sempre difendersi dicendo che applicava solo gli ordini. Gli ordini sbagliati non si eseguono.

All’orco di Avetrana non diamo la soddisfazione di essere in contemplazione delle sue atrocità, non diamogli l’illusione (o la consolazione) di una connivenza con l’orco che è in noi.”

Un mio bravo, dunque, ad Ubaldo Casotto. Servirà a qualcosa questo suo pezzo? Ne dubito fortemente, ma grazie lo stesso per averci provato.

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9 risposte a La violenza in prima pagina, senza limiti, senza ritegno.

  1. lorettadalola ha detto:

    Forse tutto questo servirà a farci riflettere e magari a fare anche un passo indietro nei confronto di quel dovere di cronaca a tutti i costi – ho vissuto la diretta e non è certo facile prendere decisioni, solo attimi, per pensare, valutare, decidere, credo, come ho già affermato che la giornalista abbia tenuto fede al suo dovere professionale e che non le possa essere imputato nulla – certo che ora, tirando un bel respiro, dopo l’uragano emotivo, sarebbe necessario guardarsi dentro e valutare…

    • frz40 ha detto:

      Elena, la mia nipotina, ha otto anni. L’abbiamo avuta con noi tutto luglio. Alle 20 di ogni sera siamo soliti, come molte famiglie, guardare il TG. Con Elena questo non è possibile; come sente la sigla si rabbuia e si mette a piangere: “Cambia canale, nonno; ci son solo cose brutte che mi fanno piangere”
      Elena ha ragione, Loretta. Troppo protagonismo del dolore, troppa violenza. Non ha più senso.

      • marisamoles ha detto:

        Hai perfettamente ragione: certe notizie, con tutta la dovizia di particolari cui ci hanno abituati, dovrebbero essere relegate all’edizione notturna del TG. Non dico di non parlarne affatto, ma di limitare al minimo l’informazione e le riprese televisive.

        Concordo con Casotto: a tutto c’è un limite. Ho scritto più o meno le stesse cose nel mio post di ieri.

      • frz40 ha detto:

        Sì, te ne dò atto.

  2. elisabetta ha detto:

    Condivido quello che ha scritto Ubaldo Casotto, ma devo rilevare che anche lui si è allineato tra quelli che come lui hanno scritto su questo caso….

    Anche con un articolo come il suo (di disappunto) si può trovare uno spazio e un’occasione per cronaca giornalistica….. ed è così… che si voglia o no, fatto con sensibilità o con cattivo gusto… è questo il mestiere del giornalista….

    eli

  3. Vincenzo ha detto:

    E’ insito nella professione del giornalista cercare di emergere dal mare magnum di informazioni di cui sono e, di conseguenza, siamo subissati.
    Ognuno di essi ha il suo sogno di “pulitzer” nel cassetto.
    Accusare un giornalista di protagonismo mi sembra contradditorio con la professione che esercita. Un giornalista vive di informazioni e lotta costantemente per accaparrarsele contro la velocità di propagazione delle medesime e questo per non riscrivere, come poi quasi sempre avviene, cose già scritte da altri.
    Generalmente nei settimanali si commentano e si approfondiscono notizie in parte note mentre nel giornalismo dei quotidiani, che è quello di cui stiamo parlando, e, tanto più in quello televisivo, la regola è di “sbattere senza indugio il mostro in prima pagina” possibilmente prima degli altri, o, quantomeno, non dopo.
    Io credo fermamente che la notizia debba essere data senza riserve perchè se il fatto è realmente accaduto, per terribile che sia, la regola di una corretta informazione resta quella del ” chi?quando? dove? come? perchè?”.
    Pericoloso, a parere mio, filtrare notizie e fatti di cronaca. La realtà, come la verità, deve essere fedelmente riportata perchè, diversamente non si fa informazione corretta e, credo, che chiunque debba avere i mezzi per conoscere nel modo più esatto possibile il mondo in cui vive.
    Sta poi ai fruitori della notizia scegliere se leggere o stare incollati al video televisivo come allocchi fino al termine del servizio, per poi criticarlo.
    Se mi permettete, mi viene in mente a tal proposito un fatto che accade sulle strade ed autostrade e che non finirò mai di biasimare che è quello di tamponamenti dovuti a coloro che rallentano di colpo, quando addirittura non fermano l’auto, in occasione di incidente occorso sull’altra carreggiata …..per pura curiosità morbosa…una forma di voyeurismo il cui gusto lascio a giudicare.
    Quando viaggiavo per lavoro, molto più spesso di ora, più di una volta sono dovuto ricorrere ad “inchiodate” con la mia auto per evitare tamponamenti di curiosi e inebetiti spettatori del tutto ignari del rischio che correvano e facevano correre ad altri soppravvenienti automobilisti, grazie alla loro curiosità morbosa.
    Per concludere, io non leggo mai articoli che si dilungano in particolari morbosi perchè mi disturba, così come cambio velocemente canale su servizi televisivi analoghi, quando giudico di avere colto l’informazione.
    Peraltro mi preoccuperebbe un qualsiasi bavaglio o filtro all’informazione stessa.
    Caro Frz, anch’io concordo con la tua piccola Elena, anche io quando le notizie raggiungono la mia soglia di tolleranza cambio canale o chiudo, ma non sarebbe un buon motivo questo per non dare la notizia o tagliarla o riservarla, come suggerisce l’amica Marisa, ad orari notturni.
    Si cadrebbe, nell’ultima ipotesi, nel caso:
    orsù, mettiamo la sveglia dopo le 23,30 per non perderci qualche brutta notizia!…e poi buona notte.

    🙂 Vincenzo

    • frz40 ha detto:

      Non è la notizia di per sé che è un problema, sono i particolari con i quali viene infarcita, che mi preoccupano.
      E’ vero quel che tu dici: abbondano i cretini dalla curiosità morbosa, ma più li si alimenta, più aumenteranno di numero e di morbosità.
      Non è questione di bavagli, ma di sensibilità e buon gusto.

  4. Vincenzo ha detto:

    Caro Frz, la curiosità morbosa è insita in genere nell’uomo e ciascuno ne possiede per fortuna in misura diversa. Ti preoccupi per quelli che ne posseggono ad un livello diverso dal tuo? E ci godono? E chi ” dall’alto”, perchè se no chi? Dovrebbe stabilire il livello tollerabile ? ….E quale metro usare per stabilirlo? … ma è semplicissimo! Il buon gusto.
    No caro Frz, il buon gusto non è nè una grandezza di confronto perchè non è misurabile e tanto meno assoluta perchè varia nel tempo.
    E mi preoccuperebbe molto dipendere da decisioni magari discutibilissime come l’idea media del “buon gusto”.(naturalmente questa è un’elaborazione mia e fantasiosa del concetto).
    Se censura deve esserci, ed un limite ci deve pur essere, mi riferirei alla “dignità” delle persone cioè al rispetto che si deve riservare alla sfera più intima delle persone…. a meno che non si delinqua.

    🙂 Vincenzo

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