Diciamocelo pure francamente: questa manovra è una vera schifezza e non sappiamo se e fino a quando servirà.
E’ una schifezza perché colpisce i ceti medio bassi, i risparmiatori ed i pensionati e lascia praticamente indenni gli alti redditi e i politici.
Tocca i piccoli con varie forme, dal taglio delle detrazioni fiscali, ai ticket sanitari e al mantenimento delle accise.
Tocca i risparmiatori con un imposta di bollo sui depositi che è una vera e propria patrimoniale, non una tantum, ma una semper, tale da rendere praticamente inconsistente il già modesto rendimento dei titoli di Stato.
Tocca i pensionati con lo slittamento delle finestre, con il blocco delle rivalutazioni e soprattutto con quel “contributo di solidarietà” che è pari anche al 10% della pensione. Ed è questo un vero furto perché a fronte delle attuali pensioni furono a suo tempo effettuati i corrispondenti versamenti.
Nessun contributo di solidarietà è previsto, invece, per gli stipendi ed i compensi d’oro. E quel che più mi rompe è che continueremo a vedere le facce sorridenti dei vari Michele Santoro, Fabio Fazio, Giovanni Floris e di tutti gli altri che continueranno a farci le loro faziose prediche di partito, con le tasche piene e il culo caldo.
Ma a proposito di culo caldo, hanno trovato il modo di riscaldarselo ancora un po’ i politici con quella leggina che, anziché puntare al taglio del numero delle loro teste, prevede l’adeguamento dei loro compensi in misura corrispondente all’aumento del PIL. E se la finanziaria prevede, non da subito ma dalle prossime elezioni (!), che i loro stipendi non possano superare quelli medi europei, non credetegli: da un lato appaiono già statistiche che dimostrerebbero che sono più bassi di quelli medi europei e , dall’altro, troveranno comunque il modo di aumentarsi le altre forme di compenso.
Speriamo che tutto questo serva almeno a qualcosa. Ma ne dubito. Purtroppo i mali arrivano da molto lontano, come dimostra il grafico di testa a questo post, che è stato pubblicato ieri da La Stampa (fai clic sul grafico per ingrandirlo).
E’ quello che illustra il rapporto tra il nostro debito pubblico e il nostro Pil. La punta è stata raggiunta nel 1994 dopo anni di governi scriteriati di politici che, per garantirsi i cadreghini, hanno allargato a dismisura la spesa sociale e la spesa pubblica. E sono gli stessi che oggi occupano i banchi del Parlamento, sia del governo che dell’opposizione.
Non so dove andremo a finire, ma in un Paese che ha perso ogni forma di competitività internazionale e con politici che sanno parlare solo linguaggi populistici, la vedo brutta davvero. Bruttissima.
—
PS: Ah, dimenticavo. E adesso, per far cassa, il Governo autorizza pure il Poker on Line. Siamo alla canna del gas.