Ho grande ammirazione per tutti coloro che, pur colpiti da una grave invalidità dalla nascita, o per successive cause accidentali, sono riusciti a condurre una vita “normale”, superando le difficoltà che il destino ha riservato loro con cieca crudeltà. Mi piace anche pensare che molti di loro siano riusciti pure a partecipare a competizioni sportive, ottenendo risultati d’eccellenza.
Per tutti valga l’esempio del nostro Alessandro Zanardi, tornato al successo alle competizioni automobilistiche, dopo essere stato vittima, sulla pista Eurospeedway del Lausitzring in Germania, di un gravissimo incidente che gli costò l’amputazione delle gambe.
E’ di questi giorni il caso del sudafricano Oscar Pistorius , 25 anni, campione paralimpico nel 2008 sui 100, 200 e 400 metri piani, e recordman mondiale, che è stato il primo atleta paraolimpico ad essere ammesso ad un Mondiale di Atletica Leggera per normodotati.
A Daegu, Corea del Sud , infatti, ha realizzato l’altro ieri il quattordicesimo tempo nelle batterie dei 400 m. piani, qualificandosi per le semifinali; un ottimo risultato, anche se poi non ce l’ha fatta ad entrare tra gli otto finalisti. Peccato.
Pistorius è amputato di entrambe le gambe e corre grazie a particolari protesi in fibra di carbonio, denominate cheetah. Ciò ha destato, in passato, molte polemiche e L’ Iaaf (l’Associazione internazionale delle federazioni di atletica) lo aveva escluso dalle Olimpiadi di Pechino sostenendo che “un atleta che utilizza queste protesi ha un vantaggio meccanico dimostrabile se confrontato con qualcuno che corre con le proprie gambe”.
Pistorius ha fatto ricorso e il Tas (Tribunale arbitrale dello sport) di Losanna, basandosi su studi di un gruppo di esperti biomeccanici, gli ha dato ragione, spiegando che “al momento non esistono elementi scientifici sufficienti per dimostrare che tragga vantaggi dall’uso delle protesi“. Al contrario, pare accertato che quelle protesi sono meno elastiche e funzionino peggio del piede umano.
Non solo, ma lui risulta essere fortemente penalizzato nella programmazione e nella scelta dei mezzi di allenamento da utilizzare. Non potrà mai mettere 200 kg sulle spalle, come fanno quasi tutti i velocisti di questo mondo. Non potrà mai balzare in pedana, o tra gli ostacoli, come fanno tutti gli atleti. Può solo correre, e fare degli esercizi con piccoli sovraccarichi che non rendono certo come un normale lavoro di rafforzamento della muscolatura.
Fa un po’ pena vederlo correre in quelle condizioni, ma pur se qualche residuo dubbio può rimanere sull’effettiva efficacia di quelle protesi, pur se quelle lamine possono costituire un pericolo, per lui e per gli altri concorrenti, in caso di caduta, Oscar Pistorius sta conducendo e vincendo una grande battaglia.
Onore a lui, chapeau!
Questo è uno di quei casi in cui lo sport ha permesso ad un essere umano di avere motivi di amare la vita e di viverla con tutte le emozioni, le fatiche, le inevitabili sconfitte e le soddisfazioni che da esso possono derivare.
E’ commovente ed esaltante pensare a quante persone, apparentemente stroncate da mutilazioni, malattie , malformazioni, menomazioni, abbiano trovato la forza di reagire e reinventarsi una loro vita ed ottenere a volte successo o, quantomeno, cosa ancora ben più importante, gioia di vivere.
Questo non solo nello sport ma in tantissime altre attività: onore a loro!
Sì. Sono esempi per tutti noi.
Fantastico! Questo dimostra ancora una volta quanto è “potente” la nostra mente.
Sì, Parte tutto di lì. Vero.
DA PRENDERE COME ESEMPIO. NEI MOMENTI DI DIFFICCOLTA’ DELLA VITA! UN GRANDE DI MENTE E DICUOREE
Sì, un grande esempio.