Ma chi sono, in realtà, gli indignados americani, quelli di Occupy Wall Street e di Zuccotti Park?
Ce lo spiega Christian Rocca in questo articolo pubblicato su Il Sole24Ore di Domenica scorsa e riportato sul suo blog:
Un movimento senza leader e senza idee
Il Nobel per l’Economia Paul Krugman scrive che non bisogna sottovalutare il movimento di Occupy Wall Street, ma in realtà il problema è opposto: sarebbe il caso di non sopravvalutarlo. I ragazzi radunati allo Zuccotti Park di Manhattan, nella speranza che il Generale Inverno e le Grandi Pulizie tardino ancora di qualche giorno, sono tendenzialmente anarchici, senza leader e senza idee originali, spesso anche senza arte né parte, studenti falliti, hippy, no global, lettori di libri sbagliati, ma nonostante tutto esprimono un disagio sociale legittimo e giustificabile.
La crisi c’è, e nessuno ha indicato una via d’uscita certa. Ma gli indignados americani non sono al centro della fotografia di una generazione. Non sono nemmeno l’avanguardia di una rivoluzione epocale, a differenza dei loro genitori impegnati nelle proteste studentesche iniziate con la Summer of Love del 1967 a Berkeley. La maggioranza dei coetanei degli occupanti di Wall Street non combatte contro la ricchezza, combatte contro la povertà; non campeggia nei parchi downtown, frequenta le lezioni universitarie, immagina le start up del futuro, ambisce ad allargare la quota dell’1% invece di chiedere un livellamento alle condizioni del 99 per cento. Il loro leader si chiama Barack Obama.
I ragazzi di Zuccotti Park invece si vantano di non avere un leader, di non disporre di posizioni ufficiali, di non concedere punti di riferimento. Sono una somma di moltitudini, secondo la più recente (ma sempre astrusa) teoria anticapitalista di Toni Negri, uno dei Cattivi Maestri degli Anni Settanta citato espressamente come uno degli ispiratori della nuova protesta. Obama per loro non è nemmeno un traditore, a cominciare dalla fiacca riforma sanitaria, è un rappresentante del sistema che vogliono abbattere.
A differenza degli indignati armati di molotov che hanno infestato Roma, i ragazzi di Zuccotti Park sono tolleranti e democratici, refrattari a usare la violenza per affermare le loro idee (ad avercene). Sono americani. Credono che la soluzione alle ingiustizie sociali sia un modello socialista di stile europeo, lo stesso che i loro compagni d’Oltreoceano nelle stesse ore contestano furiosamente.
Al contrario degli europei, gli indignados americani non ricevono grande solidarietà da parte dei politici di sinistra, perché come ha spiegato la rivista New Republic i liberal sono capitalisti che si battono per rendere il mercato equo, mentre i radical vogliono cancellarlo. I due senatori di New York, entrambi democratici, si sono guardati bene dall’apparire vicini ai ragazzi di Wall Street. L’unico politico che li ha abbracciati apertamente è stato Bernie Saunders del Vermont, l’unico senatore socialista di Washington.
Il New York Times invece li adora, forse proprio per la mancanza di una guida politica: non è la prima volta che perde la testa per un movimento leaderless. Nel 2003 il popolo della pace era «la seconda potenza mondiale», oggi ogni editoriale è una sviolinata per gli occupanti anonimi di Wall Street, forse per attenuare la delusione, ancora difficile da ammettere, nei confronti del destinatario dell’infatuazione precedente: Barack Obama.
Capito? E allora non facciamo anche di questi un altro mito.
Beh, sono persone comuni, ma ben organizzate e indirizzate per la solita casta, già, perché anche in Usa c’è la casta, che è esattamente quell’1% che essi stessi combattono.
Chiedono di applicare le regole proposte da Buffet, ma non sanno che Buffet è uno dei maggiori sponsor di Obama e che nel gruppo di Obama ci sono proprio quelli che vorrebbero mandare a casa.
D’altronde pensi forse che il potere costituito lasci migliaia di persone a rovesciare un sistema per averne un altro? Il motto è: cambiare per non cambiare nulla, ma anzi consolidare le posizioni ed eliminare i nemici che le mettono in discussione.