Non perdiamo ormai più occasione per far polemica, insultarci e litigare, anche per cose da nulla. Potrei portare mille esempi che vanno dai rapporti internazionali, alle questioni quotidiane. E siamo tutti pronti a far gli offesi e a saltar immediatamente sul carro degli indignati.
Ma ha senso tutto questo?
Traggo spunto da una vicenda, a mio avviso, alquanto banale ma della quale sono piene le pagine dei giornali. Ne riferisce dettagliatamente l’amica Marisa in questo suo commentatissimo (il chè già la dice lunga) post: PAOLO VILLAGGIO OFFENDE I FRIULANI: LA REGIONE PRONTA PER LA QUERELA La cosa nasce da una frase che Villaggio ha scritto in “Mi dichi”, un suo libro pubblicato sette mesi fa: «I friulani, che per motivi alcolici non sono mai riusciti a esprimersi in italiano, parlano ancora una lingua fossile impressionante, hanno un alitocome se al mattino avessero bevuto una tazza di merda e l’abitudine di ruttare violentemente»
Il libro non ha certo la pretesa di assurgere a trattato di costume comparato, la frase è volgare, l’ironia che voleva esprimere non fa ridere nessuno, né i friulani, né gli altri. E’, insomma , per dirla a modo suo, “una cagata pazzesca”. Una delle tante del suo autore.
Eppure, apriti cielo. Da quando qualcuno finalmente ha letto il libro e notato la frase (sette mesi dopo!!! E questo mi puzza.) ecco le rimostranze a tutto spiano, fino alla minacce di querela. Non mi pare la giusta risposta, tanto più che è che si trasforma in un gratuito scoop pubblicitario. All’ironia stupida si risponde con l’ironia intelligente, non con le querele o con l’indignazione.
Però indignarsi va tanto di moda. E gli indignati vanno prontamente, e come no, difesi. Peccato che tutti siamo capaci ad indignarci, ma ben pochi di noi sono pronti a far qualcosa di concreto. La colpa non è mai nostra, c’è sempre qualcun altro che non avrebbe dovuto fare, o avrebbe dovuto fare qualcosa. Non siamo mai disposti a guardarci allo specchio e se qualcuno ci battezza con uno stereotipo è un cretino.
E’ quel che è accaduto anche di fronte al sorrisino stronzo di Sarkozy-De Funes, di qualche giorno fa. Ci ha fatti incazzare, così come Villaggio ha fatto incazzare i friulani. Ma pochi si son chiesti se non avesse qualche ragione. Certo, anche la sua ironia è stata una cagata pazzesca, tanto più che comico non è di professione (c’è chi sostiene il contrario), ma qualche pensierino su di noi dovremmo pur farlo. O no? I friulani su loro stessi non lo so, non li conosco, ma noi certamente sì.
E cominciando da dove? Da lontano, purtroppo, da molto lontano.
L’amico “quarchedundepegi” in un suo post, “SPERANZA”, si rivolge ad una giovane che manifesta la sua indignazione verso il mondo della politica dicendole:
«Tu pensi che i tuoi Governanti vengano a darti la speranza? Scordatelo. Sei tu, siamo noi, è la Collettività tutta che può, col proprio comportamento, insegnare a chi dovrebbe darci il buon esempio come ci si comporta se si vuol continuare a fregiarsi di un titolo come quello di Onorevole o Senatore.
Noi possiamo, purtroppo solo lentamente ma “a macchia d’olio”, stimolare una nuova classe dirigente capace di ricordare ogni giorno tre parole: onestà, rispetto ed educazione.
Sono innumerevoli – aggiunge – le situazioni nelle quali queste tre parole vengono dimenticate. Ne cito di seguito, senza alcun ordine, dieci:
1. Attraversare la strada col rosso.
2. Non rilasciare la ricevuta fiscale.
3. Non pagare le imposte.
4. Non permettere al contribuente di detrarre, nella dichiarazione dei redditi, le spese effettive per il mantenimento del figlio all’Università.
5. Accettare lavori artigianali in nero.
6. In treno: Appoggiare i piedi con le scarpe sul sedile.
7. Imbrattare i muri.
8. Permettere precariati ad oltranza.
9. Accettare tirocinanti (Avvocati, Architetti, Commercialisti, ecc.) senza pagarli o pagando cifre “da fame”.
10. “Dimenticare” sul bus di pagare il biglietto».
Le situazioni sono in effetti, molte di più, ma io partirei da ancor molto più lontano: e se imparassimo, almeno, a non gettare cicche e carta straccia sulle strade? Dopo di che potremo anche indignarci di qualunque cosa. Magari facendo anche un po’ d’ironia.
Chissà perché, a suo tempo, non l’avevo letto.
Buono e… grazie.
Buon fine settimana.
Quarc
Anche a te, ricambio.