Ne parlavo in questo mio vecchio post, trattando della situazione in Asia, dove quasi ovunque non viene rispettato il divieto di abortire solo perché il nascituro è femmina.
E’ così che laggiù le nascite di figli maschi superano di gran lunga le nascite di figlie femmine e si prevede che, tra vent’anni, si raggiungano i 100 milioni di scapoli per assenza di femmine, dei quali dai 30 ai 40 milioni nella sola Cina.
Un detto indù recita:” allevare una figlia è come innaffiare l’orto del vicino”. Insomma per loro è una vera disgrazia.
A preoccupare – dicevo allora – sono soprattutto le conseguenze. L’indice di criminalità è raddoppiato in Cina negli ultimi 20 anni e, in particolare, riguarda i reati che hanno a che fare con il sesso ovvero stupri, rapimenti, traffico di donne e prostituzione.
Pare, peraltro, che anche da noi tale fenomeno si stia riproponendo in modo evidente per molte donne immigrate di nazionalità albanese, cinese e indiana.
Lo denuncia un articolo a firma Andrea Morigi, su Libero di ieri, il quale riferisce che, secondo i dati dell’Istat, anche da noi mancherebbero all’appello centinaia di bambine «concepite da madri albanesi, ma cadute vittime sul territorio italiano dell’aborto selettivo. [..] Nel decennio 1999-2009, i nati maschi nella comunità albanese residente in Italia sono stati 107,3 a fronte di 100 femmine. Negli ultimi tre anni, però, la proporzione cresce fino a 109,2, mentre la media italiana è rimasta ferma a 105 maschi e 100 femmine, allineata con quella mondiale».
«A confermare che la selezione del sesso alla nascita è ormai un’emergenza nazionale, – prosegue l’articolo – sono anche le ricerche svolte dalla Regione Toscana sulla comunità albanese e il libro Mai nate. Perché il mondo ha perso 100 milioni di donne della giornalista scientifica Anna Meldolesi, edito da Mondadori, in cui sono prese in esame altre comunità di immigrati, in particolare di origine cinese e indiana. Negli ultimi due casi, la tendenza rilevata negli ultimi quattro anni si rivela ancora più preoccupante: ogni cento neonate cinesi nascono centonove maschi. Dai terzogeniti in poi, la disparità aumenta a centodiciannove. Fra gli indiani, i maschi superano le femmine 141 a 100».
«Una strage, più che uno squilibrio, – conclude – che ha origine nella discriminazione sessuale che vede le donne come una sventura improduttiva. Così, quando un semplice esame del sangue o le analisi che si effettuano entro le prime dieci settimane di gravidanza, come la villocentesi, rivelano che il dna del feto è femminile, si procede con la soppressione a spese della sanità pubblica. Altrimenti, se la “cattiva notizia” arriva con l’ecografia morfologica, al quinto mese, la macelleria è affidata a strutture che praticano aborti clandestini, con ulteriore pericolo per le gestanti».
Che brutta cosa !!!
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Veramente terribile. Dobbiamo ringraziare la tecnologia.
Anche, ma non solo.
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