“Potrà sembrare un paradosso, ma io credo che Standard & Poor’s abbia offerto un aiuto importante a Mario Monti e al suo governo. Venerdì sera, la maledetta agenzia americana di rating si è scatenata contro l’Europa, salvando soltanto la Germania. La nostra Italietta è stata retrocessa in serie B. E considerata un paese in declino, immobile, destinato a un disastro dopo l’altro.”
Così Giampaolo Pansa nel suo ultimo Bestiario, “Italia retrocessa? Favore a Monti” per Libero della scorsa domenica, che spiega:
“Ma perché questo verdetto può giovare a Monti? La spiegazione è semplice. Chi potrebbe voler governare un paese condannato alla depressione? E prendersi sulle spalle un fardello tanto pesante? Nessuno si butta nel fuoco di propria volontà, a meno di non essere un suicida. Però i capi partito oggi in carica in Italia tutto mi sembrano tranne che folli autolesionisti. Certo, sono bravissimi a farsi del male da soli, e lo stiamo vedendo da tempo. Però non si puntano la pistola alla tempia, a meno che qualcuno non li obblighi a farlo. È molto probabile, dunque, che la Casta continui a lasciare ai Professori il peso di tentare il salvataggio del paese”.
Vero. In questo nostro Paese in sfacelo, quello che da sempre è mancato è proprio la politica che da sempre, e non solo negli ultimi anni, ha sacrificato sull’altare degli interessi elettorali di Casta ogni principio elementare di sana economia, dilatando a dismisura la spesa pubblica e facendo perdere ogni competitività al sistema delle imprese. Politica che ancor oggi si trova zavorrata da interessi elettorali e, incapace di affrontare la crisi economica, è stata costretta a delegare ai tecnici la conduzione del Paese.
“Purtroppo per noi -prosegue Pansa –, la salvezza del paese non dipende soltanto da Monti. Ma questo lo sapevamo ben prima dell’ultima sentenza di S & P. Di mezzo c’è l’Eurozona e gli errori che gli stati più forti insistono nel commettere [..] Un esempio? L’ostinazione della cancelliera Angela Merkel nell’opporsi alla nascita di una vera Banca centrale europea, in grado di stampare e distribuire miliardi di euro.
E per come la vedo io, soltanto Monti e i suoi professori possono salvare l’Italia e, al tempo stesso, evitare l’assassinio dell’euro. Non credo che ci riuscirebbero gli attuali partiti italiani”.
Ci riuscirà il governo Monti? Non lo so. Per certo è l’unico tipo di Governo che, forse, ha in mano le chiavi per ridare un minimo di competitività al Paese. Dico forse perché non so se la politica glielo permetterà e questo dubbio è quello che ha spinto SP a richiamarci prontamente alla realtà.
Servirebbero nuove elezioni? Penso proprio di no. Sentite cosa dice il vecchio Pansa nello stesso articolo.
“Di quesOggi la Casta piange disperata perché si rende conto che milioni di cittadini sono passati dalla sfiducia al disprezzo. Ma come dice un vecchio adagio, chi è colpa del suo mal pianga se stesso. Che cosa accadrebbe se in primavera, per dar credito alla promessa del Cavaliere al Senatur, si ritornasse in anticipo alle urne, con questa legge elettorale? Una legge che in una manciata di mesi non potrebbe essere cambiata, visto lo stato comatoso della classe politica e della sua proiezione parlamentare.
Vediamo i probabili schieramenti. Un blocco moderato, costituito dal Pdl e da una parte della Lega, il pezzo rimasto fedele a Bossi. Uno riformista, composto dal Pd, dai centristi di Casini e, forse, dai leghisti di Maroni. Uno radicale o estremista, che vede insieme Di Pietro, Vendola, le schegge della sinistra post comunista e, forse, il movimento di Grillo. Chiunque riesca a vincere, dovrebbe formare un governo di coalizione. Ossia un esecutivo frutto di un’alleanza fra diversi. Un marchingegno che, come dimostrano le esperienze più recenti, dal secondo governo Prodi all’ultimo governo Berlusconi-Bossi, risulta sempre più difficile da manovrare e tenere unito”.
E che quei provvedimenti strutturali che servono al Paese, dico io, non sarebbero in ogni caso in grado di assumere. Speriamo in bene.
E che il monito di Standard & Poor’s serva a qualcosa.
L’intero articolo di Pansa (QUI)
In relazione a questo c’è anche un interessante approfondimento dell’economista Mario Seminerio, questo è il link
Mario Seminerio sostiene, giustamente a mio avviso, che il taglio del rating non è espressamente una critica al governo italiano ma all’intera costruzione dell’Eurozona. Tuttavia deve farci profondamente riflettere questa retrocessione in “serie B”: non avere più nemmeno una A nel rating significa avere oggettivamente una maggiore difficoltà a farsi finanziarie poiché i grandi investitori, come i fondi pensione, spesso per statuto non possono investire su titoli di Paesi che non hanno la A. Se, a differenza di altri Paese europei, siamo in serie B, questo significa che abbiamo problemi strutturali (certamente non nuovi) che vanno al di là del problema Eurozona e che richiedono interventi seri e irrinunciabili.
Grazie per la segnalazione.
La difficoltà a rifinanziarsi, di cui parli, è già nello stato delle cose da mesi vedi rialzo dello spread tra Italia e Germania, nonché tassi di interessi arrivati anche oltre il 7%
Sì certo, ma “Se dovesse succedere che dopo S&P anche altre agenzie di rating portassero l’Italia in serie B, scatterebbero ulteriori limitazioni alla liquidità del sistema bancario. Perchè in presenza di due rating dello stesso livello, scattano nuovi parametri patrimoniali per i prestiti interbancari e per altre attività legate all’operatività degli istituti di credito.” (Fonte: Pmi.it)
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Non dimentichiamo che l’Eurozona fastidia molto la Dollarzone…
A presto, Es.
Più che fastidia, non l’hanno mai considerata una cosa seria. A ragione.