Che c’è dietro l’angolo? E’ una bella domanda, alla quale, ammesso che ci arriviamo, tenta di rispondere Giampaolo Pansa sul suo Bestiario di Domenica 19 maggio, nel corpo di un articolo titolato “Che guaio Grillo… Ma chi verrà dopo sarà pure peggio”. Scrive:
Nessuno dei partiti ha una forza tale da imporsi agli altri clan. Di conseguenza tutti risultano deboli, con gruppi dirigenti fragili e per questo timorosi di perdere il poco potere che possiedono.
L’unica vera arma è la capacità di imporre veti. Ma anche questo è un segno di debolezza. Lo rivela l’atteggiamento dei leader, dei vice leader, dei capi e dei capetti di ciascuno dei clan: non ridono mai, come invece facevano i boss democristiani. Vanno di continuo in tivù e mostrano soltanto facce lunghe, mutrie da venerdì santo, tetre, accigliate, ringhianti. E spendono le scarse energie in un solo modo: odiando gli avversari e cercando di azzannarli, di metterli sotto, di sbranarli. In questi tempi di depressione profonda e dall’incerto futuro, avremmo bisogno di partiti capaci di mostrare nervi d’acciaio, forza, tranquillità. Invece la Casta è ogni giorno di più in preda all’isterismo. Ha paura che la crisi distrugga il benessere del paese? È possibile, ma il terrore più evidente è un altro: la Casta teme per se stessa, ha la strizza di morire. Per mano di un nemico che si è abituata a chiamare l’Antipolitica.
Ma l’antipolitica non esiste, è soltanto un fantasma creato dalla Casta per non ammettere l’amara verità che la riguarda. Esiste invece il fastidio crescente dei cittadini per i vizi dei partiti: incompetenza, disonestà, difesa dei propri privilegi, arroganza, incapacità di governare, disprezzo per gli altri. La Casta sa bene che la faccenda è questa. Eppure preferisce negarlo. E si è inventata pure il pupazzo dell’antipolitica: il faccione di Beppe Grillo. Questo comico al di là dei sessant’anni, urlatore volgare e campione dell’insulto, è il figlio legittimo della Casta, una sua creatura.
Se i partiti non fossero malati terminali, lui non esisterebbe. Eppure, come spesso succede con i mostri creati in laboratorio, sarà Grillo il killer dei suoi inventori. Ucciderà la Casta, svelando il vecchiume dei partiti, le loro vergogne, le loro piaghe. Ma più in là non riuscirà ad andare. Anche se conquisterà il municipio di Parma, di certo Grillo non cambierà in meglio la sorte dell’Italia. Questa è un sfida che può essere vinta soltanto da un nuovo sistema partitico in grado di prendere il posto di quello che oggi sembra vicino al crollo. Nessuna democrazia vive senza partiti. Sono gli unici in grado di colmare un vuoto politico che è sempre rischioso. Se loro non ci riescono, verranno sostituiti da qualche altra forza organizzata.
E non voglio neppure immaginare quale potrebbe essere.
Non voglio pensarlo nemmeno io. L’auspicio di Pansa è noto:
E’ un gioco sterile immaginare che cosa accadrà nell’aprile del 2013, alla conclusione della legislatura. – scriveva Domenica 12 (link) – Chi ha un po’ di cervello in zucca conosce già quanto sarà necessario: un governo di coesione nazionale, un grande coalizione guidata da un leader al di sopra dei partiti, che può essere lo stesso Monti o qualcuno capace e tosto quanto lui.
Ma è un’ipotesi realistica in termini di solidità e durata? Non lo so. Ma è certo che quello che stanno dimostrando in questi giorni non lascia ben sperare. E le altre alternative, ammesso che ce ne siano, mi terrorizzano.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.