Con riferimento all’agguato al manager di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, nonché all’intervista radiofonica concessa all’ex brigatista Adriana Faranda e ad altre dichiarazioni, Mario Calabresi, nella sua rubrica “Lettere al direttore” per La Stampa (Link), il 18 Maggio u.s. scriveva:
Da tempo penso che gli ex terroristi farebbero bene a coltivare il silenzio, così come i cosiddetti «cattivi maestri», cioè i predicatori di violenza di quella stagione, che dovrebbero evitare di tornare in cattedra per pontificare su qualunque argomento. Non è così purtroppo, anche se lo spazio che gli viene concesso è assai minore che un tempo.
In parte la responsabilità è dei giornalisti che li vanno a cercare e gli offrono un microfono. Se però queste persone prendessero la parola per spiegare gli errori e far capire ai giovani come la scelta della lotta armata abbia distrutto le loro vite e quelle di altri, allora ciò avrebbe un senso. Se invece – e lo hanno spiegato bene Agnese Moro su questo giornale e Aldo Cazzullo sul Corriere – lo fanno per giustificare e interpretare, allora ciò è scellerato. Non se ne sente alcun bisogno, dobbiamo evitare paragoni inutili e smettere di leggere l’Italia di oggi con gli occhiali degli Anni Settanta. La situazione non è fortunatamente la stessa e abbiamo bisogno di menti fresche per capire e per mettere in guardia i giovani dal fascino distruttivo della violenza.
Ben detto, ma attenzione: non sono solo i media che danno troppo spazio a chi giustifica o interpreta, ma molti politici, in questi anni, hanno più volte fatto ricorso a frasi o azioni che esprimevano troppa violenza. L’augurio è che, finalmente ci facciano attenzione e sappiano abbassare i toni, anche se certe dichiarazioni e certe accuse che ho letto oggi a proposito della bomba davanti alla scuola di Brindisi, non lasciano troppo ben sperare. E’ vero. Probabilmente i fatti di Brindisi nulla hanno a che vedere col terrorismo e, forse, nemmeno con la mafia, ma sono un fatto isolato di uno squlibrato.
Ma è difficile prevedere le reazioni delle teste calde e chi semina vento, dice un vecchio proverbio, raccoglie tempesta.
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