E’ per puro caso che mi sono imbattuto in questo primo romanzo di Nell Leyshon, scrittrice pluripremiata – leggo – di numerose sceneggiature, radiofoniche e teatrali inglesi e prima donna a cui il celeberrimo Globe Theatre di Londra, il teatro di Shakespeare fondato nel 1599, ha commissionato un testo.
Inizia così:
questo è il mio quaderno ed è di mio pugno che lo scrivo.
in questo anno del signore mille ottocento e trentuno di anni ne ho principiati quindici e sto seduta di faccia alla finestra e da qui vedo tante cose. vedo gli uccelli e riempiono il cielo di gridi. vedo gli alberi e le foglie.
e ogni foglia ha vene che ci scorrono di sopra.
e sulla scorza di ogni albero ci sono spacchi.
non sono tanto alta e i miei capelli sono del colore del latte.
il mio nome è mary e ho imparato a scriverlo lettera per lettera. m.a.r.y. è così che si scrive.
voglio dirvi che cosa è successo ma debbo fare attenzione a non correre troppo come le giovenche al cancello ché se lo faccio e mi spingo troppo in avanti finisco che inciampo e cado. e poi voi volete sicuro che comincio da dove uno deve.
e cioè da principio.
Incuriosito sono passato alla seconda pagina:
mio padre viveva in una fattoria e aveva quattro figlie di cui io sono quella nata dopo di tutte.
in casa ci vivevano anche nostra madre e un nonno.
gli animali non c’era l’uso di farli vivere dentro casa però alle volte le pecorelle venivano a starci se avevano perduto la loro mamma e noi dovevamo darci da mangiare la notte.
la storia comincia nell’anno mille ottocento e trenta. degli anni del signore.
il giorno che iniziò non fu un giorno caldo da principio. non fu un giorno caldo da principio e c’era il gelo sopra ogni filo d’erba. ma poi dopo il sole uscì e il gelo squagliò e gli uccelli si svegliarono tutti di improvviso. avevo il sole nelle gambe questa era l’impressione che avevo. il sole che si infila dentro alle gambe e poi sale su fino alla testa.
la linfa saliva su per i gambi. e le foglie si aprivano. e gli uccelli imbottivano i loro nidi.
e il mondo si ricordava che era primavera.
mi ricordo di dove ero quel giorno perché stavo facendo uscire le galline ché erano rimaste chiuse tutta la mattina a covare le uova e adesso potevano uscire a correre e mangiare vermi e insetti che facevano le uova più saporite e così potevano mangiare un poco di erba che prendeva a crescere dopo l’inverno che era stato così freddo.
Sono passato alla terza pagina, poi alla quarta, alla quinta e così via…, ed è così che sono volate le ore della notte.
Mary ha 15 anni, è la penna narrante di questo libro. Solo ora ha imparato a scrivere. Spiega:
a nostro padre serviamo qua alla fattoria per fare i lavori e non può permettersi di mandarci a scuola a imparare cose che poi non possiamo usare perché a che ci serve che im serve che impariamo a leggere le parole e a scriverle sulla carta quando tutto quello che facciamo è raccogliere le pietre da terra e metterle dentro ai secchi? e tirare il latte dalle vacche e metterlo dentro ai secchi?
Viene da una famiglia di contadini, ha una gamba più corta dell’altra e i capelli chiari come il latte. Conosce solo la fatica del lavoro nei campi, proprio come sua madre, suo padre e le sue sorelle. Conosce il linguaggio della violenza, che il padre le infligge ogni qual volta non lavora abbastanza. E’ allegra e ribelle, con una mente lucida e la lingua tagliente. Un giorno il padre la costringe a lasciare la propria casa per andare ad accudire la moglie del vicario malata. Mary non avrà scelta: dovrà abbandonare le sue abitudini ed il suo mondo e imparerà a scrivere, ma a caro prezzo…
«È veramente un libro meraviglioso. Direi unico. Non ho mai letto niente di simile e non è ripetibile.» – commenta, in presentazione, Valeria Parrella.
Condivido.
Mary è una ragazza fantastica e il libro è splendido con un finale drammatico altamente emotivo. Uno dei libri più belli che ho mai letto.
Mio gradimento *****
Memo:
I links del mio blog per i libri letti:
– I precedenti commenti
– La tabella di riepilogo.
– Le cinque stelline
Nemmeno io conoscevo l’autrice, ora mi sono segnata il titolo!
Penso proprio che ne valga la pena. Mi saprai dire…
Certo! Ti farò sapere! 🙂
Anche io ho scritto di questo libro..
Se ti va vieni a leggere il mio post!
Anche io l’ho apprezzato..
Luna
Sì, è vero: lo hai apprezzato, e vedo sul tuo blog molti commenti, ma mi pare che nessuno dei tuoi lettori abbia poi letto il libro ed è un vero peccato.
Per certo è un testo che esce dagli schemi tradizionali, soprattutto per come Mary, la protagonista e voce narrante, ci presenta la sua storia, semplice ma non banale. Ha ragione Valeria Parrella a definirlo «unico», aggiungendo «Non ho mai letto niente di simile e non è ripetibile».
E’ riduttivo, penso, inquadrarlo semplicemente come un ritratto della vita di altri tempi quando la prole era utile solo per il lavoro che poteva realizzare e quando le donne contavano niente ed “ubbidire” era la sola cosa buona che potevano fare.
E non è vero che si racconti di una giovane donna che non si è mai ribellata a tutto questo e ha sempre seguito le regole. Il finale è ben altro.
Come spesso accade, però, i libri sono vissuti da ognuno di noi in modo diverso. Per me, nella sua semplicità, è uno dei più bei libri mai letti.
Grazie per il tuo commento.
In lei non ho visto tutta quella ribellione che tu dici…sono passati mesi da quando l’ho letto, ma ricordo che mi ha lasciato profonda amarezza…
Mi sembra che l’atto finale sia di grande ribellione. Ma non voglio insistere, ognuno di noi vive i libri in modo personale. L’importante è leggere e vivere le proprie emozioni. Complimenti per il tuo blog.
Infatti….
A presto!
Luna
L’ha ribloggato su Scelti per voie ha commentato:
Non ho mai rebloggato una recensione, ma questo libro ha tutta l’aria di meritarlo…
E’ molto particolare. Non è detto che tocchi le corde di tutti, ma le mie sì. 🙂
Non lo conoscevo, ma mi hai fatto venir voglia di leggerlo, non me lo lascerò scappare!
Fammi sapere, sono curioso.