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Riporto qui di seguito il testo di un articolo apparso sul Corriere.it, ringraziando l’amico Sergio per la segnalazione.
Aziende lombarde, il miraggio svizzero:
263 in lista al Comune di Chiasso
«Non ci aspettavamo un simile assalto. Abbiamo dovuto chiudere le iscrizioni in anticipo, poi riaprirle… un caos».
Hanno dato letteralmente i numeri gli uffici comunali di Chiasso negli ultimi giorni: 88 domande giovedì, 178 venerdì, 200 lunedì, e dire che il tetto iniziale era di 150. Alla fine, si è chiuso mercoledì a 263.
Tante sono le aziende lombarde (comasche, varesine e brianzole) che nell’ultima settimana hanno preso d’assalto, sul sito del Comune di Chiasso , la mailbox del sindaco della città-porta della Svizzera italiana, Mariano Colombo. Obiettivo: prenotarsi per un faccia a faccia giovedì della prossima settimana, in vista un possibile trasferimento in Ticino.
«A un certo punto abbiamo temuto che lo spazio non sarebbe bastato», spiegano gli organizzatori dell’evento in programma il 26 settembre (il titolo: «Benvenuta impresa nella città di Chiasso» è lo stesso di un dossier introduttivo di 70 pagine distribuito dal municipio ai partecipanti). «Avevamo chiuso le iscrizioni dopo appena sette giorni per overbooking, ma viste le richieste incessanti le abbiamo riaperte lunedì».
Fin qui l’articolo.
E ora una domanda: Premesso che andare tutte la mattine a Chiasso non è la cosa più comoda del mondo, ci sarà pure una ragione per tutto questo? O no?
Caro Frz40,
La ragione è semplicissima, e cioè che per prima cosa qui in Svizzera c’è un po’ più di rispetto.
Prova, in Italia, a telefonare a un qualsivoglia ufficio dello Stato o simili, o recati a chiedere un’informazione. L’impressione sarà di essere tu al loro servizio o loro al tuo servizio?
Il seguito… a ruota.
Se abito e sono residente in Svizzera è proprio per questa ragione. L’ho capito e deciso 33 anni fa… ma continuo ad amare l’Italia.
Buona giornata.
Quarc
E’ cero una ragione. Ma quante altre ce ne sarebbero.
Questa è la prima: il rispetto!
Non ti posso dar torto.
O sì: fossi vicina pure io a una città di confine!
Certo. E di confini non c’è solo quello svizzero.