“Atti osceni in luogo privato”, l’ultima fatica di Marco Missiroli, è’ un libro che si presenta con una cover di un certo impatto:
L’ “Holy Cross (In hoc signo vinces)”, una fotografia di Erwin Blumenfeld , del 1967 piuttosto audace e ambigua.
e con un incipit di altrettanto forte impatto:
Avevo dodici anni e un mese, mamma riempiva i piatti di cappelletti e raccontava di come l’utero sia il principio della modernità. Versò il brodo di gallina e disse – Impariamo dalla Francia con le sue ondate di suffragette che hanno liberalizzato le coscienze.
– E i pompini.
La crepa fu questa. Mio padre che soffiava sul cucchiaio mentre sentenziava: e i pompini.
Mamma lo fissò, Non ti azzardare più davanti al bambino, le sfuggì il sorriso triste. Lui continuò a raffreddare i cappelletti e aggiunse – Sono una delle meraviglie del cosmo.
Era il 1975 e abitavamo a Parigi da poco, X arrondissement, rue des Petits Hôtels. Avevamo lasciato l’Italia perché mio padre era stato trasferito dalla sua azienda farmaceutica. La mamma aveva accettato la Francia perché adorava i luccichii di place Vendôme e le sciccherie libertine. Era una donna elegante, religiosa, maggiorata. Amava Jane Austen e l’agio della sua Bologna. Da ragazza era emigrata a Milano per studiare e conoscere un borghese che la mantenesse mentre giurava fede al proletariato. Aveva quarantadue anni quando le uscì quella tristezza a cena. Bastò per riportarmi al trauma di un mese prima, il giorno del trasloco nella capitale francese.
Quel pomeriggio c’era Emmanuel, l’amico di famiglia. Papà era uscito per comprare un trapano e passare in azienda, io ero nella mia stanza a svuotare gli scatoloni. Mamma aveva detto che avrebbe fatto lo stesso nella sua camera, Emmanuel la aiutava con i pantaloni alle caviglie. Li avevo visti dallo spiraglio della porta. Lui in piedi con gli occhi socchiusi davanti a questa donna sposata e inginocchiata, il grande seno incagliato nel vestito. Il grande seno che sfioravo nel-l’abbraccio della buonanotte. Ero rimasto immobile, ero tornato in camera mia e avevo continuato a sventrare scatole finché la porta si era aperta.
– Tutto bene, amore mio? – aveva chiesto mamma con il rossetto fresco.
– Tutto bene.
Lei aveva sorriso, amara, nella stessa smorfia della cena dei cappelletti. Poi se n’era andata e solo allora mi ero accorto del gonfiore nei miei pantaloni, conteneva lo spasmo che non ero mai riuscito a sfogare. Quel giorno, per la prima volta, mi ero accarezzato e avevo intuito il movimento di liberazione. Avanti e indietro con costanza. L’inganno di mamma, l’estasi di Emmanuel. La mia gelosia. Mi ero accanito con la mano un’ultima volta, la decisiva, e solo allora avevo saputo come andava il mondo e come sarebbe andata la mia vita.
E se siete riusciti ad arrivare sin qui senza provare troppo disagio o imbarazzo potete proseguire tranquillamente nella lettura di questo romanzo che narra la maturazione sessuale, sentimentale e culturale di un bambino, prima e adulto poi, Libero Marsell, dai suoi 12 anni sino alla prima paternità.
E’ un’opera che ha suscitato un grande coro di consensi a partire da Antonio D’Orrico (critico letterario caporedattore del Corriere della Sera) che per Sette e La Lettura scrive:
« Atti osceni in luogo privato è un romanzo di bellezza assoluta e sovverte tutti i gradi gerarchici della letteratura italiana contemporanea. A 34 anni Marco Missiroli diventa lo scrittore di riferimento, quello di cui non sapremo più fare a meno. Lui sa raccontare, alla maniera di Truffaut, come si è da ragazzi quando ci si innamora di una professoressa (in questo caso l’impareggiabile Mademoiselle Rivoli) e si prende seriamente in considerazione l’idea di chiederle di uscire una sera. Sa raccontare, alla maniera del Buzzati tartaro, come scatta la trappola dell’esistenza. Sa raccontare, alla maniera di Faulkner, come si onora la morte.
E conclude:
«E’ uno dei più grandi romanzi italiani di sempre».
Per proseguire con Gad Lerner:
«Un libro godibilissimo, intrigante, colto, erotico, intelligente, delicato. Con quel titolo non l’avrei mai detto. Il recensore de “Il Sole 24 Ore” che domenica scorsa l’ha stroncato in poche righe, deve essersi fermato alla fellatio materna della prima pagina, per giunta restandone turbato. Altrimenti, se fosse andato avanti in una storia di formazione e di liberazione, certo, molto maschile, ma anche molto profonda, si sarebbe evitato quel tono liquidatorio.. Davvero una bella, fresca, rasserenante sorpresa di scrittura lieve ma elevata.»
Per finire a quanti lo vedono già vincitore del prossimo premio Strega ( e chissà che non ci vedano lontano, molto più di me).
Io che posso dire?
Che con Gad Lerner non mi trovo mai d’accordo? Che le lodi di D‘Orrico mi sembrano eccessive? Che lo Strega, di solito, non mi dice un granché?
Forse. Ma il libro, tutto sommato non è male, anche se la storia non è particolarmente unica, né, per me, coinvolgente e se, anzi, ad un certo punto, verso la metà, mi è parsa addirittura noiosa.
Decisamente ben scritto, le pagine di sesso non sono urtanti più di tanto, ve lo propongo comunque, anche se il mio gradimento personale si è fermato alle prime tre stelline.
Mio gradimento ***
(*) Marco Missiroli (Rimini, 2 febbraio 1981) ha in passato pubblicato “Senza coda” (Fanucci, 2005), Premio Campiello Opera prima 2006, “Il buio addosso” (Guanda, 2007), “Bianco” (Guanda 2009), e “Il senso dell’elefante” (Guanda 2012).
“Atti osceni in luogo privato” è del Febbraio 2015.
-.-
Memo: nella categoria Libri :
– I miei precedenti post
– La tabella di riepilogo.
– Le mie cinque stelline
Non ho trovato troppo disagio o imbarazzo leggendo la parte che hai trascritto. Diciamo che potrei anche leggere questo libro, se avessi tempo da perdere. Ma visto che non ne ho, posso dire che non lo metterei nei primi posti della lista dei libri in attesa di essere letti. Mai dire mai, comunque.
Saprai certamente come scegliere per il meglio. Il mio è un giudizio di gradimento personale che, quindi, dipende da molti fattori soprattutto soggettivi. Credo comunque che questo libro ti possa interessare e mi piacerebbe conoscere il tuo parere. Se lo leggerari (mai dire mai, sì) fammi sapere.
Ciao
Mi piacerebbe leggerlo ,ce l’hai in ebook?….
Buon pomeriggio di domenica con pioggia. ☔️☔️☔️☔️☔️☔️
Mi dirai poi cosa ne hai pensato. <<piove anche qui. Grrrr …..
Vorrei leggerlo.
Luna
Buona lettura.
Sono d’accordo con te. Mi sono messa a cercare in rete qualcuno che ci avesse ragionato un po’ per vedere cos’è che non mi ha del tutto convinta di questo libro. Per capire se il problema ero io. Sono partita con entusiasmo, mi è piaciuto tantissimo all’inizio, la storia a Parigi è molto godibile e coinvolgente. I disastri di Libero e la curiosità devota e spaventata per il femminile. Poi però, quando arriva a Milano, ho trovato il suo personaggio assente. Non c’era più l’uomo, ma solo la carta. Mi ha anche urtato il continuo e ossessivo citazionismo, le frasi un po’ scontate, i luoghi comuni (il francesino di Parigi, la Claudia Cardinale di Milano, la negritudine – trita e ritrita nel racconto). Le scene di sesso invece ben raccontate, mai banali, certo manierate come tutto il resto ma comunque ben descritte. A metà racconto mi sono annoiata tanto da interrompere la lettura per il nervosismo che mi provocava. Personaggio riuscitissimo Marie, le donne di Libero sono di una antipatia dovuta alla perfezione con cui sono raccontate. Qualcosa però mi ha commosso, verso la fine. Mi manca solo l’ultima parte; vedremo.
Ma che bel commento, interessante ed esaustivo. E’ un piacere ospitarlo, anche se ad un anno di distanza dal mio post. Il libro non mi aveva entusiasmato, nonostante i numerosi elogi tributatigli, e posso dire che adesso addosso mi è rimasto ben poco.
Spero di leggerti ancora, è stato un vero piacere.
Piacere mio. Ora, avendolo letto tutto da un bel po’, posso dire che con la fine si è ripreso. Descritta molto bene la malattia della madre e le sue ultime decisioni. Mi sono commossa. Diciamo che il finale salva il libro.
Bene. Allora adesso goditi un buon Ferragosto e al prossimo libro.