E’ una raccolta di brevissimi racconti (tre pagine ciascuno), scritti da Gianrico Carofiglio.
Questa la presentazione:
Un almanacco di soluzioni inattese, di rivelazioni ironiche, di folgoranti incidenti del pensiero. Una scommessa allegra e audace sullo straordinario potere dei personaggi, delle storie, della letteratura. Voci che risuonano nell’oscurità di vagoni semivuoti, lampi che scaturiscono da frammenti di conversazione, profumi nascosti negli anfratti della memoria. I titoli di questa singolare raccolta – trenta scritti di tre pagine ciascuno rappresentano di volta in volta un genere diverso, in un susseguirsi di aneddoti, brevi saggi, racconti fulminei. Li popolano soprattutto figure femminili sfuggenti e indimenticabili, mentre a vicende drammatiche, o amare, si alternano situazioni comiche, sempre in un gioco di specchi tra realtà e finzione. A tenere tutto insieme, come in un mosaico, è una scrittura tersa quanto l’aria notturna, capace di svelare le verità celate nei dettagli dell’esistenza con una magistrale economia di parole. “Un monaco incontrò un giorno un maestro zen e, volendo metterlo in imbarazzo, gli domandò: “Senza parole e senza silenzio, sai dirmi che cos’è la realtà?” Il maestro gli diede un pugno in faccia”.
E questa la “La pagella” di Antonio D’Orrico per La Lettura del 1° Maggio 2016
Il corpo del reato di autore ed editore. Questo non è un libro ma un reato.
Forse circonvenzione di incapaci (i lettori che abboccano e lo comprano ritenendo che si tratti di un libro; ci sarebbero gli estremi per una class action). O abuso di posizione (bestselleristica) dominante, figlia di una certa spocchia editoriale. Se no traffico di influenze (letterarie) illecite. Più in generale, è ravvisabile la lesa maestà della lettura (e della scrittura). Il corpo del reato è costituito da trenta raccontini o elzeviri o corsivi o bozzetti di tre pagine ciascuno contenenti ricordi, sogni, incontri, microsaggi, più un paio di leggende metropolitane (l’ultima spiaggia di uno scrittore prima di essere colpito dalla sindrome della pagina bianca). I trenta pezzi facili sono introdotti dalle parole di Thomas Mann (ma escluderei una complicità): «Lo scrittore è un uomo che più di chiunque ha difficoltà a scrivere».
Sembra una citazione, ma a leggerla bene suona come una confessione (si potrebbero richiedere le attenuanti generiche) oppure come un avvertimento in stile dantesco: lasciate ogni speranza, voi ch’entrate (in questo caso si richiedono le attenuanti generiche per l’autore ma non per l’editore).
Cosa succede in questi racconti? Succede che l’autore trovandosi: 1) all’inaugurazione di una galleria d’arte; 2) in un treno di notte; 3) alla presentazione di un libro; 4) su una terrazza romana durante un party; viene avvicinato da una persona oppure ascolta una conversazione, situazioni che innescano una storiella di gusto zen. Lo spunto più promettente era quello delle castronerie degli avvocati americani durante gli interrogatori ai processi. Un esempio. «AVVOCATO Si ricorda l’ora in cui ha esaminato il corpo? PERITO L’autopsia è iniziata attorno alle 20.30. AVVOCATO E il signor Dennington era morto? PERITO No, era sdraiato sul tavolo desideroso di sapere perché gli stavo facendo un’autopsia». Ma questa meglio non metterla a verbale perché se no per l’autore sarà ancora più dura trovare un difensore.
Concordo con D’Orrico: due stelline (**) ad esser buoni, anche se il libro è stato per settimane ai primi posti delle classifiche di vendita.
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Memo: in questo blog, nella categoria Libri :
– I miei precedenti post
– La tabella di riepilogo.
– Le mie cinque stelline
Non ho mai letto Carofiglio (i gialli in genere non sono più come una volta i libri preferiti) ma non mi stupisco del fatto che questa raccolta di cui parli non sia granché, nonostante la permanenza ai primi posti in classifica. Ciò conferma quello che ripeto sempre: più venduto non significa più letto, ancor meno più gradito. Succede, infatti, che si acquisiti un libro di un autore che ci è piaciuto molto, avendone letto un altro, ma che poi si rimanga male perché non consideriamo le altre opere all’altezza di quella (o quelle) che ci ha entusiasmato. Cito un caso: Susanna Tamaro. Di lei ho letto e apprezzato “Va’ dove ti porta il cuore”. Sull’onda dell’emozione provata dopo la lettura di quel romanzo, mi sono affrettata a leggere l’opera omnia dell’autrice ma nessun altro romanzo (neppure il seguito, che mi pare – e se dico “mi pare” è già eloquente il fatto che non ha lasciato il segno! – si intitolasse “Ascolta la mia voce”) mi è piaciuto, anzi, la lettura di alcuni è stata una vera tortura. Come “Anima mundi” che non sono riuscita a finire.
Apprezzo molto il fatto che tu continui a leggere e a recensire molti testi. Bravo, continua così!
Un abbraccio,
Grazie per l’apprezzamento, tanto più che, credi, mi costa fatica anche se riduco ai minimi termini le mie considerazioni personali.
Quanto alle classifiche hai perfettamente ragione ed è vero che non sempre un autore mantiene nel tempo le promesse. Ma bisogna pur partire da qualche punto di riferimento.
Ricambio di cuore l’abbraccio.
I racconti già non mì piacciono ,concordo con il critico,operazione commerciale che sfrutta quelli che comunque un autore lo prendono!
😀😀😀
Appunto.