La prima regola è: “sempre pagare”

C’é qualcosa che non mi torna nella sentenza della Corte di Cassazione che, secondo quanto riportato da molte testate, condanna un cinquantenne, Diego S., a quattro anni di reclusione e al pagamento dei danni, ritenendolo responsabile di stupro nei confronti di una prostituta, Laura S., per aver avuto un rapporto sessuale con lei senza poi pagarla.

Da La Stampa leggo che la sentenza spiega che : «la vicenda non può inquadrarsi in quella fattispecie particolare nella quale la donna risulta consenziente all’inizio del rapporto sessuale, per poi, manifestare il proprio dissenso a continuarlo», visto che, nel caso in esame, la vittima aveva già manifestato all’imputato «di essere solo in attesa del pagamento del dovuto, per l’attività dalla stessa prestata, come ab origine concordato tra le parti».

I giudici di merito hanno ritenuto che «non sussiste dubbio» che l’imputato avesse «piena coscienza e consapevolezza» del «sopruso che stava consumando in danno della donna: il comportamento di costui – si legge nella sentenza – ne costituisce prova, in occasione della richiesta al portiere dell’albergo di distruggere le schede di permanenza nell’hotel» dove, evidentemente, era avvenuto l’incontro.

Ciò, osserva la Suprema Corte, evidenzia «il desiderio dell’imputato di non lasciare traccia della permanenza, circostanza spiegabile solo con lo scopo di precostituirsi la possibilità di una futura negazione, che non avrebbe avuto senso se colà si fossero consumati rapporti consensuali e non imposti».

Cosa ci capite? A me i dubbi vengono dalle parole “era solo in attesa del pagamento del dovuto” – e invece che è accaduto? – e dal “ desiderio dell’imputato di non lasciare traccia della permanenza[….] che non avrebbe avuto senso se colà si fossero consumati rapporti consensuali e non imposti»

Due ipotesi:

La prima: non l’ha pagata avendo fin dall’inizio intenzione di non pagarla e per questa sua sola intenzione è condannabile per stupro.

La seconda: che lei era “solo” in attesa di essere pagata dopo avere prestato la sua attività ma che a quel punto, qualcosa le è stato ulteriormente imposto

Insomma: la motivazione della condanna sta nell’intenzione di non pagare o nel aver imposto una ulteriore prestazione senza poi nulla pagare?

Sembrerebbe proprio che si tratti della prima ipotesi. Questo almeno stando a Il Mattino che scrive: “In simili casi, dunque, «non sussiste dubbio – spiega la cassazione con la sentenza 8286 – in ordine alla piena coscienza e consapevolezza del sopruso che il cliente stava consumando in danno della donna». In simili circostanze è come se non ci fosse stato il consenso al rapporto sessuale dal momento che le prestazione erano condizionate al «pagamento del dovuto»”
.
Dunque, la prima regola è: sempre pagare !!!!!!

Lo diceva anche un mio amico, ormai di una certa età, che ogni tanto rischiava di far cilecca. Diceva: «se ti capita con una qualunque è colpa tua, se ti capita dopo aver pagato puoi sempre dire;”ma come? Che professionista sei?” ».

Meditate, maschietti, meditate.

Fonti: La Stampa, e Il Mattino.

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14 risposte a La prima regola è: “sempre pagare”

  1. Flavio Zabini ha detto:

    Sono costernto per due cose
    1) che abbiano potuto farsi beffe del principio di causalità, secondo cui l’effetto segue sempre temporalmente la causa e mai viceversa. In qualunque sistema reale, infatti, quanto è avvenuto prima non può dipendere da quanto avverrà dopo. Nella realtà, l’effetto (ovvero, in questo caso, il rapporto non consenziente) segue temporalmente la causa (in questo caso, la coercizione). Qua invece si pretende che prima avvenga l’effetto (il rapporto) e poi la sua causa (ovvero la coercizione, consistente, secondo i giudici, nel mancato pagamento della prestazione fornita), la quale, invertendo la freccia el tempo, rende a posteriori non consensuale quello stesso rapporto cui la donna si è volontariamente prestata proprio nella prospettiva di ricevere il pagamento. Se poi questo non è avvenuto, si sarà pure realizzata una truffa, ma non è razionalmente sostenibile che si possa essere tornati indientro nel tempo rendendo stupro un rapporto che per la donna era pienamente consenziente nel momento in cui si è consumato.
    2) che abbiano potuto considerare prova dello stupro la semplice richiesta di cancellazione della scheda d’albergo. A parte il fatto che, in casi come questo, ciò avrebbe potuto essere motivato dall volontà di non farsi schedare dalla polizia come “frequentatore di postitute”, un reato tanto grave richiederebbe prove dirette e incontrovertibili della presunta violenza
    per portare alla condanna (o comunque testimonianze concordanti di persone terze rispetto al presunto reato),
    e non semplici sospetti di “una volontà di cancellare le tracce della propria presenza” e la semplice parola dell’accusa considerata, solo perchè fino ad un certo punto ha riscontro nei fatti, vera su tutto, anche su quanto non può essere dimostrato da fatti oggettivi ed evidenti o testimoniato da terzi.

    CONCLUSIONE:
    non c’è più nulla da meditare. Quando c’è di mezzo la cosiddetta “violenza sessuale” la giustizia dei paesi occidentali stupra per prima ogni ragione ed ogni diritto.

  2. frz40 ha detto:

    Grazie per il Suo commento.

    Io resto dell’idea che qualcosa non mi torna e vorrrei leggere il dispositivo della sentenza per capirne di più.

    Comunque sia, la regola rimane: pagare !

    Buona giornata 🙂

  3. Flavio Zabini ha detto:

    Perchè, voi siete davvero convinto che da innocenti non si rischi nulla? Io ho altri sospetti.
    Supponiamo che io paghi regolarmente questa Laura S. e, andandomene, chieda la cancellazione della scheda d’albergo per non farmi schedare dalla polizia come “frequentatore di prostitute” o semplicemente perchè non voglio correre alcun rischio di essere poi rintracciato da consorti e amanti gelose.
    Se per qualunque strano e imprevedibile motivo la signora Laura S. decide ugualmente di denunciarmi, stante quanto affermato dagli ermellini, io finisco per quattro anni in galera, con la vita e la psiche rovinate (e forse anche il corpo, se i secondini non stanno attenti).
    Questa è la realtà.
    E se manca la richiesta di cancellazione della scheda d’albergo vi può sempre essere qualcosa d’altro che un giudice prevenuto (per stupidità cavalleresca o demagogia femminista) potrebbe vedere come “ammissione di colpa”.
    Se non sono richieste prove dirette della violenza per essere giudicati violentatori, allora qualunque prostituta, per quanto regolarmente pagata, potrebbe continuare a chiedere sempre più denaro con la minaccia della denuncia.
    Non so se ve ne rendete conto.

    E’ vero che nessuna prostituta normodotata nella mente potrà mai considerare vantaggioso denunciare per un eventuale risarcimento colui da cui riceve comunque del denaro e far sparire dalla circolazione tramite il carcere clienti regolarmente paganti (certe cose sono comprensibili, anche se non giustificabili, solo con chi davvero non paga e si mostra prepptente e arrogante) e che, anche ammessa l’esistenza di prostitute moralmente disoneste (una assoluta minoranza, stante la mia esperienza) e tanto false e perfide da pensare ad accuse false a scopo di lucro, certe trappole avrebbero senso non con i clienti, ma con sconosciuti (con cui si presenterebbero come “free” e da cui altrimenti non avrebbero nulla), ma il solo pensiero di vedere la propria vita e la propria libertà in balia dell’arbitrio di un’altra persona non è per me a priori accettabile.

    • frz40 ha detto:

      Il mio “sempre pagare” è puramente una battuta che fa riferimento all’ultimo capoverso del mio post.

      Per il resto mi spiace, ma non so risponderle dato che da quei tipi di rischi me ne son sempre tenuto il più possibile alla larga.

      Credo, comunque, che i giudici di tre livelli di giudizio non condannino le persone proprio a cuor leggero e mi piacerebbe, lo ripeto, leggere il dispositivo della sentenza per capire se le cose sono andate così come le riprtano i giornali o se ci sia qualcos’altro che non sappiamo.

  4. Flavio Zabini ha detto:

    Mi piacerebbe sapere come fate a tenervi alla larga da “quei tipi di rischi”, dato che, almeno dal 1993, esistono con TUTTE le donne.
    Fra i motivi del mio rivolgermi alle escort piuttosto che alle altre vi era anche la considerazione di un minor rischio di inganni, ferimenti e fraintendimenti sessuali,
    con una donna che dice chiaramente e a priori cosa vuole e non vuole, cosa si può fare e cosa non si può fare e soprattutto non pretende iniziative da parte mia (che, proprio in quanto iniziative, possono fallire o essere poi non gradite).
    Questa sentenza mi fa crollare un po’ il mondo addosso.
    Mi consolo solo pensando a come la prostituta sia la donna con meno interesse a denunciare falsamente (se non altro perchè metterebbe a rischio un guadagno immediato e sicuro con uno lontano e incerto e si “brucerebbe” la credibilità dopo pochi “colpi”).
    Nel caso in esame sono quasi sicuro che ci sia dell’altro (ovvero che l’uomo abbia fatto ben dell’altro dal non pagare), ma è la massima della cassazione contraria al principio di causalità che mi perplime.

    • frz40 ha detto:

      Io, al posto suo, ci farei molta attenzione con entrambi i tipi di frequentazioni (tra le quali, peraltro, non vedo una grande differenza).

      Ma lo ripeto, non sono un esperto in materia. Veda Lei che sa.

  5. Flavio Zabini ha detto:

    Beh, via, non tutte le donne sono puttane.
    E, comunque, la differenza fra le escort e “le altre” (donne) c’è eccome: le prime sono meno ambigue e più oneste, si contentano del pagamento in moneta (di solito anticipato) e danno la certezza del corrispettivo. Concedendosi per denaro e non per vanità o sentimento non hanno poi mai motivo di vendicarsi con chi rispetta le loro condizioni chiaramente esplicitate a priori.
    La mia esperienza dice che, quando si paga regolarmente, la prostituta non ha alcun interesse a creare problemi (perchè ne ha già abbastanza con i perditempo, gli attaccabrighe e gli aspiranti papponi).
    Sarò machiavellico, ma io, sinceramente, mi fido di più di una donna che non mi denuncia perchè non ha interesse a farlo piuttosto che di una ch e non lo fa “perchè è buona”.

  6. Flavio Zabini ha detto:

    Dalla sua risposta potrei potrei dedurre (scherzando) che lei è, senza offesa, un prete intenzionato a rispettare il voto di castità.
    Scherzi a parte, sono affari miei fino ad un certo punto.
    Se davvero (e sottolineo il se: per questo sarebbe necessario capire bene questa come altre sentenze, perchè spesso i giornalisti preferiscono ricavare titoli ad effetto e generalizzare piuttosto che spiegare il reale messaggio dei giudici nel caso concreto) siamo al punto in cui chiunque cerchi un normale rapporto sessuale rischia, a termine di legge, l’accusa di violenza anche senza fare nulla di oggettivamente violento nè molesto (o comunque nulla la cui effettiva gravità e la cui effettiva realtà siano dimostrabili chiaramente e provate al di là di ogni dubbio), allora il problema non sta nella nostra attenzione, ma in una legge sbagliata. E la legge riguarda tutti.

    P.S.
    Vedo che nel suo blog vi sono riferimenti a ingiustizie subite da donne. Credo che concorderà con me che ingiustizie in senso inverso non si annullano ma si sommano e che la giustizia non può prescindere (come invece sembra da questa o da altre sentenze) dai principi del rigore logico, dell’oggettività del diritto, della presunzione di innocenza e della proporzionalità della pena (al danno effettivamente compiuto e dimostrato).

    • frz40 ha detto:

      Mi scusi, sa, ma andare con le prostitute è un fatto suo e di tutti quelli che ci vanno del quale ci sarebbe molto da dire, ma del quale non intendo discutere su questo post né le motivazioni, nè l’opportunità, né la liceità, nè le conseguenze.

      Il discorso quì è un’altro e uno solo: c’è una sentenza della quale occorrerebbe leggere il dispositivo per capire meglio di cosa parla. Senza leggerlo si possono fare mille illazioni che, però, non servono a nulla e dalle quali non si può trarre alcuna conclusione di giustizia o ingiustizia.

  7. Flavio Zabini ha detto:

    …..miei e del suo vecchio amico, se è vero quanto ha scritto nel suo post.

    L’attinenza fra quello di cui non vuole discutere e l’argomenti di discussione sta in questo: chi si rivolge alle sacerdotesse di Venere spesso lo fa perchè lo trova meno lungo, rischioso, faticoso e costoso, non solo da ogni punto di vista materiale e morale, ma anche, ultimamente, da quello legale, rispetto ad una “conquista”. E’ certo una mia opinione personale, ma è evidentemente condivisa da altri milioni di italiani (certamente da più di quelli che leggono il suo blog).
    Lei se ne può bellamente infischiare di noi e delle nostre argomentazioni, può ritenerci moralmente spregevoli e condannarci all’inferno, ma se ha a cuore il diritto non può non considerare inaccettabile che chi fa qualcosa di non illegale possa subire condanne ad-hoc (secondi allucinanti principi ad-hoc non validi in tutto il resto dell’ordinamento giuridico) solo perchè a qualche prete o a qualche giudice le sue scelte sessuali non piacciono (o perchè “la donna va tutalata ad ogni costo”, magari anche a quello dell’oggettività del diritto e della presunzione di innocenza).
    Comunque su una cosa ha ragione: bisogna leggere integralmente la sentenza e la massima (anche se non sarebbe la prima volta che la magistratura ama affermare, in certi ambiti “sessuali”, principi del tutto discutibili e forieri di ogni interpretazione, distorsione e sopruso).

    Ho discusso con lei perchè mi ha ringraziato del commento, ma non avevo alcuna intenzione di disturbarla o ferirla con i miei ragionamenti.
    Mi scuso e me ne vado. Continuerò ad esporre le mie tesi all’interno del mio virtuale (e per lei non virtuoso) reame.

    Senza offesa, distinti saluti.

    • frz40 ha detto:

      Beh, forse su due punti, finalmente, ci siamo capiti.

      1. Non condivido le sue scelte, né i suoi giudizi sulle donne, ma non intendo aprire qui una discussione su questi argomenti. Magari con un altro post e in un altro momento. Se lo farò la terrò informata.

      2. La sentenza va letta per intero per capirne la portata e l’applicabiità.

      Non mi ha affatto offeso, né disturbato, né ferito, se no non avrei pubblicato.

      Si goda una buona giornata.

  8. Flavio Zabini ha detto:

    Allora chiariamo anche il terzo punto:
    quando sono particolarmente critico e polemico non lo sono verso le donne, ma verso certe leggi (o, meglio, certe loro interpretazioni “cavalleresche” o “femministe”), di cui le donne come genere non hanno colpa, ma di cui può avvantaggiarsi un sottoinsieme particolarmente perfido di esse, esattamente così come da leggi ingiuste per il verso opposto si avvantaggerebbe (e si avvantaggia, laddove tali ingiustizie legislative esistono) un sottoinsieme particolarmente malvagio di uomini.
    Buona giornata anche a Lei.

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