Sulla notizia che la procura di Roma ha chiesto l’archiviazione della pratica relativa alla vendita della famosa Casa di Montecarlo, ho letto proclami di esultanza per la dimostrata innocenza di Gianfranco Fini.
Premetto che io non ho mai dato grande peso a questa faccenda. Non perché non possa essere di per sé un fatto grave, bensì perché penso che in questo mondo di furbetti siano in molti quelli che hanno dato, danno e continueranno a dare la scalata alle posizioni di potere per farsi gli affari propri.
Ma quando i furbetti vengono pizzicati, sarebbe giusto che fossero riconosciuti come tali, anche senza stupircene troppo e anche se sembrano quasi dei ladri di galline.
Ciò detto, in questo caso che cosa è emerso?
– Che quella casa è stata verosimilmente venduta ad un valore di molto inferiore a quello di mercato,
– e che forse l’acquirente è stato il cognato di Fini, Giancarlo Tulliani.
Dico ‘verosimilmente di molto inferiore’ perché è stata ufficialmente venduta a 300mila euro a fronte di una stima di circa 820 mila euro della Chambre Immobiliere Monegasque. Pare che ci fossero dei lavori di ristrutturazione da fare; ma quanto volete che possa essere “fatiscente” un appartamento sito in una bella casa nel centro di Montecarlo? Dello stato di fatiscenza nessuno pare essersi occupato, ma con 90-100 mila euro non è forse vero che qualunque appartamento di 60 metri quadri può essere rimesso a posto? Se sì, ne deriverebbe che è stato venduto nemmeno per la metà del suo valore.
Ora quando si amministrano beni di una comunità, diligenza vorrebbe che per vendere un immobile si dia incarico ad un’agenzia specializzata, si raccolgano più offerte e il tutto venga sottoposto ad un approvazione formale di un comitato istituito ad hoc.
Così non mi risulta che sia stato.
Ma c’è di più. Quando l’acquirente è persona che risulta in conflitto d’interesse con chi vende, perché, ad esempio, è lo stesso amministratore che da un lato vende e dall’altro acquista, oppure è persona della sua famiglia, c’è un articolo del Codice Civile, il 2634, che, per le società di capitali, prevede che “Gli amministratori, i direttori generali e i liquidatori, che, avendo un interesse in conflitto con quello della società, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o altro vantaggio, compiono o concorrono a deliberare atti di disposizione dei beni sociali, cagionando intenzionalmente alla società un danno patrimoniale, sono puniti con la reclusione da sei mesi a tre anni “
Ora, la richiesta d’archiviazione riguarda le sole responsabilità penali per le quali, secondo gli inquirenti non c’è stata «nessuna truffa per difetto assoluto di uno degli elementi costitutivi del reato» e ove «trattandosi di associazione non riconosciuta,(un partito politico, n.d.r.) non era neanche ipotizzabile l’ipotesi delittuosa prevista dall’articolo 2634 del codice civile, prevista esclusivamente per gli amministratori di società».
In termini più espliciti: il nostro codice prevederebbe sanzioni penali solo per gli amministratori dei beni di una società e non anche per quelli di un partito.
Che sia giusto o sbagliato non sta a noi dirlo. Ma a noi del penale, in fondo, che ce ne importa?
La domanda vera è: Ha fregato o no i compagni di partito? E se lo ha fatto, lo ha fatto da furbetto favorendo un membro della sua famiglia?
Questa é la sostanza. E per questo va giudicato.
Se lo chiedono forse anche gli stessi magistrati, che aggiungono «la doglianza sulla vendita a prezzo inferiore non compete al giudice penale ed è eventualmente azionabile nella competente sede civile»
E allora coi tempi della giustizia civile campa cavallo……
E ce lo dicano: così è la nostra giustizia; ma, per favore, non ci prendano tutti per fessi.
Tu non puoi capire che rabbia mi viene! Soprattutto perchè quelli del suo partito non hanno per lui parole di biasimo e difendono un indifendibile…………Ti immagini se questo lo avesse fatto Berlusconi? Basta, non voglio sapere niente, tanto sono sempre i furbetti del quartierino ad averla vinta. Ciao
Quelli tutto sommato li capisco. Altri molto meno!
Pingback: Solo perché non ci prendano tutti per fessi | Politica Italiana
@frz40
D’accordo con te….ma mi sembra che il cercare di prendere per fessi sia diventato lo standard di politici e mass media, di qualsiasi parte siano.
Il dubbio che ho è che, purtroppo, abbiano ragione loro: siamo diventati un paese a maggioranza “fessa” e che questo sia perchè gli italiani hanno la classe dirigente che li rappresenta (!) o che la classe dirigente italiana abbia costruito un sistema per l’addormentamento delle coscienze e dell’intelletto (!) poco importa.
Ormai è con questo che abbiamo a che fare e solo una ristretta minoranza riesce ad articolare un ragionamento che vada al di là della “sparata”.
Alcuni anni fa, in una puntata di “La storia siamo noi” sui “furbetti del quartierino”, Nerio Nesi, vecchio banchiere “comunista”, rispondeva ad una domanda sull’etica nella finanza dicendo: “io credo che il problema fondamentale sia che questo paese ha perso la capacità di indignarsi”.
Lo sottoscrivo in pieno.
Ecco, a noi questo ci è rimasto, almeno: la capacità di indignarsi.
Anche se, tristemente, alla maggioranza degli italiani, della nostra indignazione probabilmente “frega” poco: 😦
Io dico solo questo: gli uomini non possono fare a meno di sputtanarsi per una lunga chioma bionda e due tette rifatte … non parlo d’altro, così può rimanere il dubbio se si tratti di una donna o … 😉
P. S. Ciao Giorgio! 🙂
Ciao Marisa! 🙂
E’ vero, molti uomini ci cascano….e molte donne (o…..) lo sanno e ne approfittano! 😦