Toh! Si parla di merito nella scuola.

Udite, udite! Le scuole e i prof saranno giudicati e premiati in base al merito.

Da non credere!

Eppure due progetti importanti stanno partendo, da subito, seppure in via sperimentale:

– ai professori particolarmente meritevoli verrà assegnata una gratifica pari a una mensilità di stipendio.

– alle scuole che dimostreranno di aver migliorato i livelli di apprendimento degli studenti e raggiunto certi standard riceveranno un contributo fino a un massimo di 70 mila euro.

La Gelmini non ha esitato a parlare di «giorno storico» ed ha ragione.

Da non sprecare, però, aggiungo io.

Non entro nel merito dei due progetti  ma mi piace osservare che quello relativo alle scuole prevede che esse vengano valutate in base al livello di miglioramento degli apprendimenti degli studenti attraverso i test Invalsi e ad una serie di indicatori che vanno dal rapporto scuola-famiglia alla gestione delle risorse, ai livelli di abbandono.

La valutazione degli insegnanti, che aderiranno volontariamente alla sperimentazione, terrà conto anche il giudizio sui docenti espresso da genitori e studenti.

Era ora! E per non sprecare questo momento storico una sola raccomandazione: che non c’entri mai la tessera del partito.

Aggiornamento delle ore 18

E te pareva !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Vedo adesso questo pezzo di Flavia Amabile per La Stampa.it :

“Scuola, la logica dei premi spacca i sindacati”

Sono divisi i sindacati di fronte ai premi che il ministro Gelmini promette di elargire ai prof e alle scuole più bravi.

Il fronte più duro è quello della Cgil. «Sulla valutazione delle scuole si può discutere [..] Perché non è immaginabile una valutazione che non tenga conto dei tagli, dell’affollamento delle classi e dell’eventuale assenza di progetti didattici dovuti all’assenza di risorse». Sui premi ai prof invece il giudizio della Cgil è totalmente negativo. «Sembra soltanto un’operazione di propaganda, una forzatura mediatica. La valutazione così come è stata annunciata è del tutto discrezionale, affidata a criteri privi di un’uniformità nazionale. Proprio per assicurare un trattamento eguale per tutti la legge prevede che non si possa aumentare la busta paga dei prof senza una contrattazione nazionale».

Sulla stessa linea lo Snals-Confsal. Il segretario generale Marco Paolo Nigi avverte che: «Forme, procedure e quantificazione dei riconoscimenti per la valorizzazione del personale andranno definite in sede di rinnovo contrattuale 2013-2015».

Più conciliante la posizione della Cisl. Il segretario generale Francesco Scrima si dichiara «attento e disponibile al confronto, apprezzando il fatto che su temi così delicati e complessi, troppo spesso affrontati in modo schematico e ideologico, si dia voce alle scuole, dalle quali crediamo possa venire un contributo serio, competente, credibile».

La Uil avanza una proposta. Il leader, Massimo Di Menna, ricorda che: «Sarà una sede bilaterale ministero-sindacati a seguire e monitorare l’andamento e i risultati della sperimentazione. Quel che è stato fissato oggi è il principio di seguire la via contrattuale per la progressione economica e per il sistema di carriere per gli insegnanti. Sarà il negoziato contrattuale – spiega – ad individuare le soluzioni che abbiano a riferimento l’esperienza, l’impegno professionale, la valutazione degli esiti formativi. Anche su questo punto la Uil guarda in avanti: in sede di negoziato avanzeremo la nostra proposta di detassare quel che in altre categorie è chiamato salario di produttività e salario di meritò».

Per il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo «è un bene l’avvio delle due sperimentazioni annunciate dal ministero per premiare scuole e docenti in base al merito». «Questa misura, se portata avanti con un attento lavoro di monitoraggio sui criteri di valutazione, può dare avvio – conclude – a un percorso di qualificazione progressiva dell’offerta formativa».

Insomma, non muove foglia senza che l’Iddio Sindacato lo voglia. Tutti fermi, niente sperimentazioni. Merito? Ma no, viva gli appiattimenti, VIVA I SINDACATI !

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23 risposte a Toh! Si parla di merito nella scuola.

  1. Josè Pascal ha detto:

    Gentile FZ40,

    mi chiamo Josè e navigando sul web mi sono felicemente imbatutto nei suoi interessanti testi pubblicati sul suo blog.

    Volevo segnalarLe la mia iniziativa “culturale e senza scopo di lucro” dal titolo “In Parole Semplici” .

    Per avere maggiori informazioni sui contenuti trattati clicchi qui.

    Con grande piacere La invito a scrivere ed inviare i suoi preziosi contributi (anche in modalità wordpress).
    Ovviamente può estendere l’invito a chiunque abbia la passione per la scrittura e l’arte in generale.

    Grazie per l’attenzione e buona giornata.

    Resto a sua disposizione.
    Cordialmente

  2. marisamoles ha detto:

    Capisco che ti sembrerà strano -visto che ho la fama di appoggiare la Gelmini, anche se in realtà non è vero – ma questa volta sono d’accordo con i sindacati.

    La solita cosa fatta all’italiana. Uno specchietto per le allodole. Niente di più.

    Le mie riflessioni QUI

    • frz40 ha detto:

      Ho letto il tuo post sullo stesso argomento e sono di ben diverso parere dal tuo. Se si contrastano sperimentazioni di questo tipo con mille “se” e “ma”, non si andrà mai da nessuna parte.

      Avranno mille difetti e presteranno il fianco a mille critiche, ma sono piccoli passi in una direzione dalla quale è poi difficile far marcia indietro.

      L’amara verità, a mio avviso. è che scuole e professori hanno il terrore di farsi giudicare e che i sindacati hanno tutto l’interesse a tener piatto e scontento il corpo insegnanti per aver voce politica in capitolo.

      Scusa la franchezza.

  3. elisabetta ha detto:

    Non sono del settore e nemmeno ho una autorevole voce in capitolo: ma questa idea di premiare gli insegnanti più meritevoli mi ricorda tanto i gettoni di presenza percepiti dai nostri ministri.

    Come dire: lo stipendio lo prendi, ma se LAVORI ne prendi un po’ di più…..

    Che altro può fare lo Stato per spendere ancora di più il nostro denaro?

    eli

    • frz40 ha detto:

      No Eli, non sono d’accordo. Premiare il merito significa premiare chi ottiene i migliori risultati e i migliori risultati si misurano. Non sono gettoni di presenza. Ma essere misurati significa anche rischiare di finire agli ultimi posti della classifica, Ed è questo che fa levar gli scudi contro, trovando mille scuse per non essere misurati. Possibili brogli, intrallazzi, strumenti sbagliati etc etc. Ma qualcuno ha fatto mai una seria proposta costruttiva?

  4. Vincenzo ha detto:

    Carissimi tutti,
    Rullino i tamburi! Sono d’accordo con Frz!
    Cara Elisabetta, ho lavorato anni in un gruppo multinazionale con gli americani in prima persona a altre società europee consociate.
    Anche a livelli gerarchici elevati e non certo solo a quelli, gli incentivi sui risultati operativi erano la norma. Come saprai, gli anglosassoni e in special modo gli americani sono dei pragmatici: non butterebbero un centesimo se non ci fossero “ritorni” in termini di obbiettivi.
    Capisco che nell’industria privata i dirigenti e non solo essi si danno e si devono dare da fare (io ci ho guadagnato anche un bell’infarto ….per fortuna acqua passata) pur prescindendo dagli incentivi, ma fissare obbiettivi misurabili e verificare durante la gestione il livello di perseguimento, cioè “fare il punto” elimina ogni “interpretazione soggettiva” e assicura da sgradite sorprese al termine della gestione.
    Se il sistema scolastico non è ancora abituato a questi controlli si dovrà adeguare.
    Ripeto: è l’unica strada da percorrere se si vogliono seriamente ottenere risultati non a parole ma commisurati sui concreti miglioramenti cognitivi degli allievi.
    Il sistema INVALSI potrà pure essere migliorato ma intanto è attualmente l’unico metro oggettivo di valutazione …. e sia il benvenuto!
    Vincenzo

    • frz40 ha detto:

      Rullimo !!!!! 🙂

    • elisabetta ha detto:

      Caro Vincenzo, ho lavorato anch’io (anche se solo come operatrice contabile) e anche ai miei tempi esisteva il famoso “premio di produzione” ma questo incentivo, per chi era meritevole, era a carico dell’industria non dei cittadini.

      Trovo anch’io che una Società che miri alla migliore e più competitiva produzione debba incentivare i suoi dipendenti….

      È il miglior modo per indurre a produrre di più, meglio, con più solerzia e quindi elargire un meritato interesse….

      Ma qui si parla di scuola (istituto pubblico Statale), e per l’insegnamento gli insegnanti dovrebbero già essere selezionati per mezzo dei punteggi e dei concorsi per i ruoli.

      Quindi secondo me è con questi punteggi e in questi concorsi che si dovrebbe avere più attenzione e favorire davvero chi lo merita….

      Io comincerei da lì…..

      eli

  5. Vincenzo ha detto:

    Cara Elisabetta le cose che dici toccano due aspetti diversi.
    Un insegnante per essere abilitato deve superare determinati concorsi, con la stessa logica un impiegato o dirigente per essere assunto deve avere determinati titoli, maturato esperienze e superato un determinato periodo di prova.
    Non è affatto dato per scontato poi, che insegnante, impiegato o dirigente, diano, per il solo fatto di essere risultati idonei all’assunzione, le medesime prestazioni.
    Per misurare il livello delle prestazioni è necessario, quindi, che la qualità delle stesse venga valutata sia per premiare i meritevoli sia per identificare chi non facesse quello che è lecito contrattualmente attendersi dalla mansione ricoperta e tutto ciò non può che essere giudicato se non sulla base dei risultati conseguiti: nessuno dovrebbe sottrarsi ad una valutazione del proprio operato.
    Vincenzo

  6. marisamoles ha detto:

    @ Elisabetta

    Come osserva Vincenzo, l’abilitazione all’insegnamento apre le porte alla “carriera” (dopo spiego le virgolette) e di per sé non è uno strumento di valutazione. Il punteggio acquisito, grazie ai titoli e agli esiti delle prove d’esame, determina la posizione in graduatoria attraverso la quale si ottiene o meno il posto di ruolo (che oggi viene chiamato “a tempo indeterminato”). Chi è stato più bravo tutt’al più ha un posto in una scuola vicino a casa e non è nemmeno detto: io il primo anno di ruolo dovevo percorrere 150 km al giorno (andata e ritorno) e prendere due pullman per recarmi nella sede di titolarità.

    Ora non sarà più necessario superare i concorsi per esami e titoli perché lo Stato ha pensato bene di non spendere soldi per pagare i commissari. In ogni caso, qualunque sia la modalità del reclutamento, la “carriera” consiste esclusivamente in un avanzamento per scatti di anzianità, indipendentemente dal lavoro che uno svolge. Questa “carriera”, per me, non è affatto una carriera, visto che un insegnante, a meno che non faccia altri concorsi per diventare Dirigente Scolastico e, successivamente, per ambire ad un posto dirigenziale nell’ambito dell’amministrazione (direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, ispettore, funzionario del ministero, per fare alcuni esempi), inizia la carriera come insegnante e va in pensione come insegnante. Che carriera è? Non c’è alcun avanzamento gerarchico effettivo e gli scatti vengono concessi a tutti nella stessa misura. Così io che ho decine di compiti da correggere, percepisco lo stesso stipendio degli insegnanti di materie che non richiedono la valutazione dello scritto e, quindi, non sono obbligati a somministrare prove (se lo fanno, sono affari loro).
    Chi, poi, è particolarmente attivo, può dedicarsi alle attività aggiuntive (presentare progetti ed esserne il responsabile, fare il coordinatore di classe o di dipartimento, coordinare attività inter-pluri-disciplinari curricolari o extra-curricolari in ambito didattico e/o educativo, rivestire il ruolo delle Funzioni Strumentali –una sorta di responsabile di settore- , avere l’incarico di collaboratore del Dirigente Scolastico, prestare servizio didattico nell’ambito del recupero e/o del potenziamento … la lista è lunga e dipende dall’organizzazione delle singole scuole. Per queste attività si percepiscono dei compensi differenziati a seconda che le prestazioni siano di tipo didattico o meno. Ad esempio, i corsi di recupero sono pagati 50 euro lordi l’ora (il netto è meno della metà!), mentre le attività non didattiche sono compensate con pochi euro, 5 o 6, molto meno di quanto chiede una collaboratrice domestica. Senza contare, che ci sono delle attività che vengono liquidate con un compenso forfettario, quindi se io lavoro 30 ore e un collega 3, entrambi avremo lo stesso compenso.
    Ultimamente il ministero ha tagliato i fondi per i viaggi di istruzione (gite scolastiche), quindi mentre nelle aziende private chi va in trasferta arrotonda non poco lo stipendio (mio fratello, ad esempio, generalmente lo raddoppia) e ha un rimborso spese, noi insegnanti, se portiamo la classe in “gita”, non solo prestiamo un servizio per 24 ore al giorno, e non le 4 o 5 prestate normalmente in mattinata, ma abbiamo una responsabilità enorme senza avere nulla, nemmeno il rimborso per il pranzo. Le spese del viaggio dei docenti, generalmente, sono a carico della classe: l’importo viene diviso per il numero dei partecipanti e le famiglie pagano l’accompagnatore.

    Questa è la situazione, più o meno.

    @ Vincenzo

    Come ho già detto a frz più volte, la scuola non è un’azienda e il “prodotto” non è misurabile in modo oggettivo. Mi spiego: se ci si pone come obiettivo quello di diminuire il numero delle bocciature e/o degli abbandoni, quale sarà il “prodotto” da valutare? Una migliore qualità dell’insegnamento che permetterà a tutti di essere promossi? E se poi l’obiettivo sarà raggiunto – e con un premio di 70mila euro per le scuole, puoi scommetterci che lo sarà! – chi ci garantisce che effettivamente sia migliorata la qualità della prestazione didattica? Con quale strumento si valuterà questo miglioramento? Con i test InValsi? Sei certo che i risultati dei test rispecchieranno la realtà? Non ti sfiora il dubbio che gli insegnanti, caldamente incoraggiati dai Dirigenti Scolastici, saranno tutti molto solerti a far andare bene i test, suggerendo le risposte agli allievi? Oppure, se semplicemente verrà valutata la scuola in base al minor numero di bocciati, sei sicuro che i docenti, sempre caldamente incoraggiati dal D.S., non saranno ben pronti a “regalare” i 6?
    Naturalmente ci saranno delle scuole serie con dirigenti seri e docenti seri. Quelle che, molto probabilmente, saranno in coda alla classifica che frz caldeggia e faranno la figura dei “peggiori della classe” quando non lo saranno affatto.
    L’unica soluzione sarebbe questa: proporre i test InValsi senza preavviso, mandando del personale apposito nelle scuole, facendo somministrare i test da questo personale “neutrale”. Operazione che, ovviamente, ha dei costi e sono certa che il ministero non se la può permettere. La correzione è già ora compito esclusivo dell’InValsi: almeno qui non si può barare.

    E veniamo al “premio al merito” per i docenti. Come ho già detto a frz commentando un mio post sull’argomento, è molto difficile valutare oggettivamente la prestazione di un docente. Per gli stessi motivi che ho esposto riguardo al premio per le scuole.
    Facciamo un esempio. Il docente A è un docente serio e non ha alcuna intenzione di barare, si presta ad essere valutato, non ha nulla da temere. Ma il “materiale umano” con cui lavoriamo ogni giorno è talmente vario e variabile che non c’è la certezza che si arrivi agli obiettivi prefissati. Inoltre, il docente A sa di essere valutato da una commissione costituita dal D.S., due docenti eletti dal Collegio e il presidente del Consiglio d’Istituto (un genitore) in qualità di osservatore. Mettiamo che il docente A stia leggermente antipatico al D.S. e che i due colleghi non lo possano vedere, proprio perché si sa che è molto bravo e oscura la fama degli altri, credi forse che abbia qualche speranza di essere giudicato meritevole del premio? A parte il fatto che nulla si sa per quanto riguarda un famigerato “documento di valutazione” né si sa quanto possa incidere il curriculum vitae nella valutazione.
    Ora vediamo cosa può succedere al docente B. Anche lui, come il docente A, si sottopone alla valutazione del proprio lavoro, pur sapendo di non essere un insegnante particolarmente efficiente. E allora? Che speranze può avere? Be’, conosce bene i due colleghi e sa che lo appoggeranno (magari gli promette pure un “regalo”) e il D.S. è suo amico da vent’anni: di certo non gli metterà i bastoni fra le ruote, anche perché il suo personale successo farà brillare anche la fama della scuola: tutti si iscriveranno là, ritenendola una scuola seria che prepara a dovere gli studenti.
    Alla fine, il docente A rimarrà con un pugno di mosche, sarà sempre bravo perché la coscienza ce l’ha, mentre il docente B sarà premiato per meriti che non ha. Questa, secondo te, Vincenzo, è una valutazione oggettiva?

    Lasciamo perdere l’apporto che potrebbe avere il giudizio di studenti e famiglie: non serve che dica nulla perché già si può immaginare quanto si impegneranno certi docenti per farsi amare dagli allievi e dai loro genitori.

    Sono solo supposizioni, è vero, ma potete credermi. Non dico cose campate in aria visto che nella scuola lavoro dal lontano 1983.

    • elisabetta ha detto:

      Letto e riletto il tuo commento posso dire che la CIA mi sembra una istituzione molto, molto meno complicata?????

      Comunque i miei commenti non volevano svalutare la “missione” degli insegnanti, volevo solamente sostenere che premiare i migliori (che poi mi pare di difficile valutazione, come dici anche tu) mi sembra che lo Stato si addosserebbe una spesa non indifferente che graviterebbe, come tutte le spese, sulla tasche dei contribuenti, e di questi tempi le spese dovremmo cercare di averne meno non di più.

      eli

  7. Vincenzo ha detto:

    Cara Marisa,
    ….”absit iniuria verbis” … ma ho letto con attenzione il tuo intervento e noto alcune cose curiose …. premetto che, come sai, io ho tutt’altre esperienze avendo operato in diversi settori e con diverse mansioni … da dipendente a consulente, da impiegato a direttore di aziende … sia al nord che al sud Italia e per quarant’anni.
    Tu argomenti il tuo ragionamento introducendo variabili in cui antipatia, simpatia, favori, ore di lavoro in più o in meno costituiscono una casistica paragonabile a una “tela di ragno labirintica”dalla quale non se ne esce e condizionerebbero tutto il sistema.
    Ti rendi conto che introducendo queste variabili, anche se tutte con qualche margine di probabilità, cadi in un “bizantinismo” pazzesco? …Perdonami, ma un cane che si mordesse la coda …. riuscirebbe a fare più strada.
    Se si accettassero queste argomentazioni per fermare od osteggiare l’introduzione di un sistema comparativo di valutazione, nell’industria privata saremmo ancora all’età della pietra, anzi ….. saremmo ridotti a stare alla finestra a guardare gli altri.
    Parli di orari di lavoro e compiti a casa e di chi compiti non ne ha da correggere.
    Sappi che un lavoratore lavora 38/40 ore la settimana. Un dirigente italiano (parlo sempre di industria privata) NON HA ORARIO (a differenza degli anglo sassoni che alle 18.00 staccano … dal direttore in giù) anche un consulente normalmente NON HA ORARIO (parlo sempre di industria privata).
    Nell’ industria “norme” “tempi” “controlli numerici” “pause” “tracciabilità di un componente” scandiscono l’orario di lavoro ed il livello di efficienza. Nel settore dei servizi (tranne che nella scuola) il “livello di qualità” tra le “aspettative” del pubblico e il servizio “recepito” decreta il successo o il fallimento dell’azienda (tranne che nella scuola e nel servizio pubblico).
    Perfino nei supermercati viene calcolato “l’indice di rotazione” dei prodotti e vengono respinti quei prodotti che rivelano un basso indice perchè la redditività dello “spazio di esposizione” nell’unità di tempo deve essere la massima ottenibile e non ci sono deroghe.
    Tutto ciò dimostra che un “sistema” per essere competitivo deve introdurre modalità le più oggettive possibili che permettano valutazioni di efficienza, senza le quali non si avrebbero elementi decisionali e questo vale sia nel settore “manifatturiero” che in quello dei “servizi”.
    L’importanza di una scuola ….la più efficiente possibile ….è talmente prioritaria per l’avvenire del Paese che non sarà mai troppo tardi cambiare e ammodernizzare una situazione che pare faccia acqua da tutte le parti.
    Dulcis in fundo … un sistema di carriere basate ancora oggi sull’anzianità di servizio è, a mio parere, obsoleto. Probabilmente se il nuovo sistema di valutazione di scuole ed insegnanti prenderà piede, come auspico per il Paese, renderà possibile agganciare ad esso i livelli retributivi, come attualmente avviene con le categorie salariali nell’industria,
    Il principio di COMPETIVITA’ e il concetto base per OGNI tipo di attività in un sistema che DEVE confrontarsi con mentalità CONCORRENZIALE.
    E qui mi fermo.
    🙂 Vincenzo
    Ps. Se tu, insegnante, adombri addirittura la possibilità che altri possano inficiare i risultati delle prove Invalsi, questa è la prova indiziaria che abbiamo proprio toccato il fondo.

  8. frz40 ha detto:

    Cara Marisa,
    Non son voluto intervenire, prima, su questo tuo commento indirizzato a Vincenzo, perché ho voluto lasciarlo libero di esprimere le sue considerazioni senza interferire.
    Ora che ha risposto, voglio aggiungere una cosa che, francamente, è quella che più mi preoccupa.
    Tu parli di comportamenti del corpo insegnanti che invaliderebbero ogni serio tentativo di introdurre un sistema di valutazione meritocratico: scuole che suggerirebbero le risposte ai test, insegnanti che si “farebbero le scarpe” per conflitti ed invidie personali, etc etc.
    Parli di queste cose come se fossero la regola e non l’eccezione: “Naturalmente ci saranno delle scuole serie con dirigenti seri e docenti seri”, “il materiale umano” con cui lavoriamo ogni giorno è talmente vario e variabile che non c’è la certezza che si arrivi agli obiettivi prefissati”.
    Se questa è la regola, mi domando che mandiamo i figli a scuola a fare? Ha ragione Vincenzo a dire che abbiamo toccato il fondo.

  9. marisamoles ha detto:

    @ Vincenzo

    Dalle tue osservazioni ho avuto la conferma che i pregiudizi sono difficili da abbattere. Io ho cercato di farvi capire qual è la situazione delle scuole, quali sono le debolezze degli strumenti di valutazione proposti per premiare docenti e scuole e quali potrebbero essere i risvolti negativi di una misurazione del genere.
    Le variabili nella scuola ci sono perché da sempre, nel nome della libertà didattica, ognuno ha fatto ciò che ha voluto e perché i ragazzi oggi sono assai complessi e la standardizzazione dei saperi con un livellamento degli obiettivi è impossibile, o quanto meno non potrebbe garantire una valutazione oggettiva.
    È evidente che io ho fatto degli esempi; la situazione odierna non è quella descritta, dove la mancanza di trasparenza e i vari intrallazzi (di cui anche frz ha parlato in alcuni post, condannandoli, mentre adesso sembra stupito di fronte al mio commento) non costituiscono la regola, ma l’eccezione potrebbe diventare la regola se la valutazione avverrà come preannunciato. È possibile anche che la sperimentazione confermi la debolezza del sistema e io me lo auguro. Dopodiché, si dovrà ricominciare daccapo.

    Lascio perdere il discorso delle ore di lavoro a confronto con altre categorie perché ne ho già parlato in modo diffuso con frz. La vostra mentalità e l’esperienza maturata nel vostro lavoro vi porta a ragionare in termini completamente diversi e non applicabili in riferimento al lavoro del docente.

    @ frz

    Io volevo solo dimostrare che non è applicabile, almeno non con gli strumenti annunciati, una valutazione oggettiva dell’operato dei docenti e della scuola. Non ho detto che è inutile mandare i figli a scuola tanto non imparano niente.

    @ Elisabetta

    « mi sembra che lo Stato si addosserebbe una spesa non indifferente che graviterebbe, come tutte le spese, sulla tasche dei contribuenti»

    Tranquilla: i fondi sono stati già stanziati e non un euro in più sarà speso per questa sperimentazione. Figuriamoci se lo Stato si potrebbe permettere un ulteriore onere! Ha pensato bene di tagliare 20mila cattedre in un anno, così il risparmio potrà essere speso per premiare i più bravi. Lodevole!

    Mi spiace per la prolissità del precedente commento, ma dovevo dare qualche spiegazione visto che tutti sono convinti di sapere tutto su come funziona la scuola e, quindi, credono di essere autorizzati a criticare. Lo dico in generale, non mi riferisco a te.

    Buona domenica a tutti.

    P.S. Io rimarrò chiusa in casa tutto il pomeriggio a correggere i compiti. Forse l’operaio della Fiat o il dirigente faranno una gita fuori porta … tempo permettendo.

    • elisabetta ha detto:

      Buon lavoro allora e correggi bene…

      Comunque, Marisa, apprezza questo tuo tempo di correzioni di compiti anche se devi rinunciare alla gita fuori porta…. c’è sempre qualcuno che rinuncia a molto altro e che amerebbe avere compiti da correggere….

      Ma è sempre così, l’ho sperimentato sulla mia pelle, siamo sempre tutti (io pure un tempo) pronti a non dare importanza a quello che abbiamo, ma poi quando non l’abbiamo più ci rendiamo conto di quanto eravamo felici, e non lo sapevamo….

      Ciò senza voler polemizzare e sempre con affetto
      elisabetta

  10. Vincenzo ha detto:

    Cara Marisa,
    non è utile nè mia intenzione fare polemiche e, pertanto, suggerirei di spostare i dialoghi su altri temi.
    Credimi, nell’affrontare le mie osservazioni non c’era alcun pregiudizio ….solo il mio vissuto professionale. Le resistenze da te addotte contro la possibilità di monitorare i valori del personale insegnante mi ricordano parte degli atteggiamenti riscontrati in passato da parte di “quadri” industriali davanti a sistemi innovativi e/o strumenti di controllo che cambiavano abitudini di lavoro accettate come “dogmi”.
    Questa anelasticità è pericolosa: quando scrivi che “non è applicabile, almeno non con gli strumenti annunciati, una valutazione oggettiva dell’operato dei docenti e della scuola” dimostra quello che ho scritto sopra.
    Sappi, infatti, che in Piemonte da alcuni anni, a cura della Scuola di Amministrazione Aziendale collegata alla facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Torino, viene redatta, con aggiornamento annuale, una classifica di merito che riguarda tutte le scuole secondarie superiori del Piemonte.
    Uno degli elementi presi in considerazione è quello dei risultati conseguiti nel primo anno universitario dagli allievi provenienti dai vari Istituti.
    E puntualmente le percentuali di successo confermano le classifiche.
    E’ molto probabile che i metodi di vautazione possano essere migliorabili, mi stupirei del contrario ma, intanto se si incomincia ……

    Cara Elisabetta, ti preoccupi dei costi che i riconoscimenti comporterebbero ma io credo che se a queste spese corrispondesse una maggior preparazione degli studenti potremmo tutti fare festa ….. vorrebbe significare un miglioramento della nostra futura società.

    🙂 Vincenzo

  11. marisamoles ha detto:

    @ Vincenzo

    Misurare il merito delle scuole attraverso il successo negli studi universitari potrebbe anche offrire un quadro della situazione non troppo corrispondente al vero. Può succedere, infatti, che chi ha avuto un ottimo curriculum a scuola si areni e chi è andato avanti arrancando, prende il via … e chi lo ferma più?!? Dei miei vecchi compagni di liceo alcuni, anche bravi, non sono arrivati alla laurea e la più brava della classe si è laureata quattro o cinque anni dopo di me. Io non ho ottenuto un punteggio altissimo alla maturità eppure sono stata la prima a laurearmi.

    Un’idea della qualità dell’insegnamento prestato in una data scuola potrebbe derivare dal successo degli studenti ai test di ammissione. Ma anche in questo caso ci possono essere delle sorprese: alcuni miei ex allievi, ad esempio, hanno superato i test pur senza essere usciti con il massimo, mentre altri, anche con il 100, non l’hanno superato. Sto parlando di Medicina, dove i test sono difficili.

    Pur con delle riserve, approvo l’iniziativa dell’Università di Torino e se non sbaglio anche qui c’è un monitoraggio del genere.

    @ Elisabetta

    Hai ragione.
    Io con la mia domenica di correzione forzata ho rimediato un gran mal di testa, però. 😦
    Un’unica consolazione: i compiti non sono andati poi tanto male. Significa che sono brava io o sono bravi i miei allievi? 😀

  12. marisamoles ha detto:

    Guarda, frz, che sei tu che non hai regolato l’ora! Se scrivo un commento sulle tue pagine, l’ora è quella che viene recepita dal tuo account.

    Comunque, ho scritto a mezzanotte e rotti … non vado mai a letto prima dell’una (sempre che non legga, quindi vado un po’ prima) e la sveglia suona alle 6:10. Però oggi è il mio giorno libero quindi mi sono alzata mezzora più tardi. 🙂

    Il mal di testa non mi è passato nemmeno con la pastiglia e solo la sera guardando la Tv sono stata meglio. Evidentemente era solo tensione dovuta alla correzione compiti. 😦

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