Il barbiere di Mareblù.

E’ dalle piccole cose che si misurano le vere situazioni.

Forse non ce n’era un ulteriore necessità, ma questa è stata una di quelle.

Quando vengo in Riviera approfitto spesso delle lunghe oziose giornate per fare un salto dal barbiere per tagliarmi i capelli.

Non ho bisogno di particolari acconciature, non mi serve un coiffeur moderno, ma un classico barbiere di quelli di una volta, quelli, per intenderci, che usavano le schedine del totocalcio per nettare il rasoio dal sapone da barba e avevano la poltroncina rialzata col cavallino, per servire i bambini.

Nicola* era quello che faceva per me. Penne grigie come le mie, una sessantina d’anni o forse più, camice bianco, maniche corte, pochi convenevoli alla ligure, piccolo prezzo, ricevuta una tantum.

Da vent’anni mi servivo sempre da lui: “Taglio mare!” erano le prime parole. Poi, se venivano bene,  due chiacchiere sulla situazione politica, sul calcio (lui tifava Genoa) o sugli shorts della biondina che stava passando davanti alla vetrina.

E’ così che pensavo che fosse ancora, l’altro giorno, quando ho inforcato la bicicletta, e ho fatto un paio di chilometri sull’Aurelia per raggiungerlo dall’altra parte di Mareblù*. Ma, sorpresa, il negozio non c’era più. Solo polvere e mattoni all’ interno, per la ristrutturazione dei locali. Sulla vetrina un cartello: “Chiuso per cessazione dell’attività”.

Chissà, ho pensato, avrà deciso di godersi finalmente un po’ di pensione.

Ho optato allora per Salvatore*. Stesse caratteristiche di Nicola, ma una decina d’anni di meno. Qualche volta mi servivo anche da lui, quando da Nicola c’era troppo da aspettare. Ma anche qui la sorpresa: la barberia non c’era più, il negozio era vuoto, la saracinesca a maglie era abbassata e sulle vetrine coperte di polvere si leggeva: “Affittasi. Attività cessata”.

E’ stato allora che mi son tornate alla mente certe parole del passato: apprendista, lavorante, laboratorio artigianale, scuola arte e mestieri, assumesi specialisti, offerte per lavoro qualificato, liberismo, iniziativa privata, sviluppo, crescita, boom economico e le ho confrontate con altre che vanno di moda oggi: recessione, depressione, parti sociali, concertazione, garantismo, precariato, tasse,  IMU, debito pubblico, privilegi della Casta, e chi più ne ha, più ne metta.

Poi ho sorriso. Tristemente, pensando, scusatemi, alla vacuità delle liberalizzazioni e dei provvedimenti per la crescita. Mi chiedevo se Salvo e Nicola avessero chiuso per ragioni salute, per l’età, o perché demotivati dalle spese dai pizzi e dalle tasse in questo momento di crisi.

E’ stato allora che mi son ricordato di terzo barbiere tipo di Salvo e Nicola. Non ci andavo mai perché si trova al centro di Mareblù, dove è vietato andare in bicicletta. Ho pensato:” Chissà se mi passerà, oggi è il Sabato del ponte tra il 25 Aprile e il 1° Maggio e sono le 11 del mattino”. Invece non c’era nessuno.

Ho chiesto: “Mi può fare i capelli” . “Certo signore, si accomodi, li accorciamo?”. “Sì, classico taglio mare”.

Quattro sforbiciate, due parole sulla bella giornata e dopo qualche minuto tutto era fatto.

“Il signore è servito”.  “Le devo?”. “Dieci Euro”

Non ho avuto il coraggio di chiedergli la ricevuta.

(*) I nomi sono di fantasia, non state a cercarli. Il resto è realtà.

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10 risposte a Il barbiere di Mareblù.

  1. quarchedundepegi ha detto:

    Notevole e… da attempati!

  2. ombreflessuose ha detto:

    Il tempo non è clemente con nessuno, ma la nostalgia è sempre con noi.
    Benedetti Arigiani (impara l’arte e mettila da parte)
    Oggi ci sono solo corsi accelerati di …”ruberia”
    Buon primo maggio
    Mistral

  3. elisabetta ha detto:

    La sensazione di disagio e direi anche di nostalgia che si prova quando non ritroviamo più le cose come le abbiamo lasciate o come siamo abituati a vivere , è sempre una delusione, un senso di aver perso qualcosa che ci apparteneva da tanto e che ora non rivedremo più.

    Questi sentimenti, fortunati loro, non li percepiscono ancora i giovani.

    Quando si è giovani il mondo che cambia è una gioia nuova da assaporare, una nuova esperienza da vivere, un cambiamento che entusiasma.

    Con il passare del tempo invece ci affezioniamo alle abitudini: sono le abitudini che ci fanno impadronire di una vita tutta nostra, di un mondo che ci circonda più sicuro, le cose, le persone e i luoghi che quando, dopo un’assenza da essi più prolungata, ci fanno ritrovare e immergere subito in quel mondo momentaneamente lasciato ma non dimenticato.

    Quello che è accaduto a te, accade spesso anche a me (e credo a ciascuno di noi “matusa”) ed è per questo che ogni volta che parto da un luogo (per me è la mia Costa Paradiso in Sardegna) rimango per qualche tempo a guardarmi bene intorno.

    Guardo, come fosse per l’ultima volta, il mare così blù che più blù non può, guardo la rocce che con il tramonto diventano rosa, di un rosa sempre più intenso, guardo il mio giardino, con le piante e i fiori, guardo tutto intorno e rimpiango le passeggiate che ho fatto, e guardo infine l’ultimo tramonto sul mare (l’ho proprio in fronte da casa mia), la luce intensa del sole che calando fa arrossire sempre di più l’orizzonte e che cala come una palla di fuoco dentro il mare e che molte volte regala il famoso “raggio verde” per poi lasciare il cielo tutto rosso: e lascio tutto ciò con molta tristezza e col timore di non poterne più godere.

    Ma non sono solo le cose legate alla natura che temiamo di non rivedere: anche le cose e i luoghi che siamo abituati a frequentare: il non ritrovare il barbiere abituale (come nel tuo caso) o il ristorante dove ci siamo spesso recati per le cene con gli amici, il bar situato appena girato l’angolo di casa dove trovavamo le brioche calde per la colazione, il prato che lungo la strada era un oasi verde e che ritroviamo sostituito da un alto condominio, la strada che percorrevamo che non ci pare più la stessa causa modifiche strutturali o attività commerciali molto diverse da come noi ricordiamo.

    Ma è così da sempre e a ciò sta a pennello la frase che spesso anche tu citi: “Tout passe, tout lasse et tout se remplasse”.

    E anche la bella canzone di Raf (Raffaele Riefoli) “Cosa resterà di questi anni ‘80? calza a pennello….

    Spero tanto che questo tuo blog abbia ancora molto tempo davanti e mi regali ancora per tutto questo tempo i tuoi articoli, a volte gioiosi, a volte polemici, a volte di vita vissuta e a volte, come in questo, impregnati di nostalgie e piccole delusioni….

    eli

    • frz40 ha detto:

      Che bel commento. Grazie.

      Ma è la mia solo il frutto di una piccola delusione nel veder sparire le cose del passato e quindi dover rinunciare a qualche cara abitudine?

      Forse sì. Forse quando si diventa vecchi si diventa anche un po’ rinco e – lo ammetto – non si ha più la flessibilità dei giovani nell’affrontare i cambiamenti.

      Lo vorrei tanto. Auguri al mondo che verrà.

  4. marisamoles ha detto:

    Quello che posso dire, riguardo alle attività che chiudono, è che una bella fetta di responsabilità ce l’hanno i cinesi, almeno qui. Il settore abbigliamento è in crisi perché proliferano negozi cinesi che hanno degli articoli discreti, molti dei quali uguali a quelli che la mia amica, che ha un negozio, vende ad un prezzo maggiorato di ben tre o quattro volte. Certo, quando tocchi gli abiti, ti rendi conto subito che la stoffa è diversa. Lei mi ha spiegato che i cinesi vanno dai grandi grossisti, fingendo di voler acquistare dei pezzi, e di nascosto fotografano i capi di abbigliamento per poi farli riprodurre dai loro operai, con stoffe dozzinali e costi irrisori.
    Anche nel campo acconciatura la concorrenza è molto forte: la mia parrucchiera, ad esempio, si è ritrovata da un giorno all’altro un salone uomo/donna gestito da cinesi e aperto sei giorni su sette fino alle nove di sera. Lei non ha perso i clienti abituali soprattutto perché c’è sempre quella diffidenza nei confronti dei cinesi – spero che non si pensi che io sia razzista, sto solo riportando le informazioni che ho avuto e i vari luoghi comuni più diffusi – per cui si crede che i prodotti di marca che usano siano in realtà taroccati. la mia parrucchiera comunque mi ha sempre fatto la ricevuta. 🙂

    A proposito, non so lì ma a Grado ho notato che tutti erano molto solerti nel rilasciare lo scontrino. In un negozio di piccoli elettrodomestici ho letto un cartello, scritto a mano, che diceva più o meno così: “Qui non si vende nulla senza battere lo scontrino e non solo da oggi, SEMPRE!”! Dai che la lotta contro gli evasori sta funzionando. 🙂

    • frz40 ha detto:

      Non c’è dubbio. Di mezzo ci son pure i cinesi. Ma il problema per molti è come sopravvivere tra concorrenza sleale, normative anti tutto, norme sindacali, pizzi, costi di gestione, e tasse a livelli inaccettabili.

      Quanto a questa grancassa per la lotta all’evasione, sarò scettico ma ci credo proprio poco. Mi sembra soprattutto una bella sceneggiata per preparare un nuovo condono per i pesci piccoli. Quelli grandi continueranno a navigare in alto mare.

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